Una esplosione di gioia, una entusiasmante esibizione da parte di un vero e proprio trascinatore di folle che la sera dello scorso 5 agosto ha gestito gli spettatori presenti alla cavea “Luciano Berio” del Parco della Musica a Roma: tutta l’opera di un geniale Enzo Avitabile.
Egli ha riassunto, con uno speciale sassofono il cui suono è un misto tra cornetta e sax, e con l’ausilio di una “scatola di Shruti”, uno strumento originario del subcontinente indiano che lavora tradizionalmente su un sistema di soffietti e che, simile a un harmonium, viene utilizzato per concerti di musica classica indiana, la sua carriera negli ultimi quindici anni, carriera vissuta nella eterna ricerca di un suono inedito ed essenziale.
Il pubblico si è letteralmente esaltato elettroesecuzione di brani del genere “Salvamm’ O munno”, “Sacro Sud”, “Festa, Farina e Forca“, “Napoletana”, “Black tarantella”, “Lotto infinito” che già da soli sono indicativi della intimità e delle confessioni, che Avitabile ha saputo donare al pubblico in mezzo ad emozioni e soprattutto attraverso l’insegnamento di un linguaggio musicale assolutamente e personale ed originale.
Tale che la sua declinazione lo ha portato ai vertici della “World Music” dopo contatti, frequentazioni e concerti con personaggi del calibro dei grandi esponenti della black music quali James Brown, Tina Turner, Maceo Parker, Marcus Miller, Richie Havens, Randy Crawford, Afrika Bambaataa, Manu Dibango.
Nato e cresciuto a Napoli nel quartiere di Piscinola – Marianella, ha studiato sassofono e ha incominciato a esibirsi in pubblico all’età di sette anni; nel corso della sua carriera l’incontro con Pino Daniele, da lui stesso definito “fratello mio“ e con Edoardo Bennato.
Trent’anni di una folgorante carriera nel corso della quale ha saputo dar vita all’incontro, tra la sua rilevante dotazione artistica non esente da un attento riferimento al sociale che lo ha portato ad evidenziare le sofferenze degli ultimi, le loro speranze, con un particolare riferimento al “suo” Sud, che ieri sera ha fatto risplendere di luce propria esaltandone le origini greche che utilizza per esaltare la propria dotazione culturale, utilizzandola per dimostrare che lo scopo che si prefigge, tende alla comune ricerca di eguaglianza e di pace utilizzando la musica come legante.
Ad accompagnare l’artista sul palco due fenomeni della tamburella (esaltante l’esibizione del percussionista Emidio Ausiello) e della chitarra napoletana suonata da Gianluigi Di Fenza, che hanno fatto da cornice ad una esibizione alla quale il pubblico ha partecipato esibendosi in scatenate movenze ispirate da un sound irresistibile.
Andrea Gentili