Francesco Bozzi, autore televisivo e radiofonico e sceneggiatore, al suo esordio nella narrativa poliziesca con il commissario Mineo, è stato ospite della sesta edizione del Lipari Noir Festival, la manifestazione culturale eoliana che fa sbarcare sull’isola autori noti e apprezzati dal vasto e attento pubblico di lettori del genere sempre più florido nel nostro Paese.
Riuscirà a venirne a capo e a risolvere i casi? Bozzi ha una scrittura rapida, che scorre al ritmo delle risate e dei colpi di scena che si susseguono senza sosta e il suo Mineo è un personaggio che conquista a piccoli passi, più impari a conoscerlo e più ti piace perché in Mineo ci ritroviamo tutti. Mineo sei tutti noi!
Francesco da autore TV a scrittore di un giallo. Quando è scattata la molla che ti ha spinto a scrivere narrativa e perché hai scelto il genere giallo?
“Non sono stato io a scegliere il giallo, è stato il giallo a scegliere me. I gialli sono una delle mie letture preferite… Simenon su tutti. Poi in Sicilia c’è una grande tradizione di giallisti da Sciascia a Camilleri… Spero di non aver rovinato tutto con il mio antieroe Mineo. In realtà non avevo scelto di passare alla narrativa. Il mio libro nasce come un progetto per la TV. Io avevo scritto una serie TV ispirata al mio commissario Mineo. Poi in tanti mi hanno detto ‘Ma perché non lo pubblichi?’ ‘Fallo leggere… è bello’. ‘Secondo me potrebbe essere un bel libro’. Diciamo che sulla strada della narrativa mi ci hanno trascinato”.
Hai una scrittura nuova e fresca, mescoli crimini con risate, il commissario Mineo non ha eguali. E’soprattutto sul tuo protagonista che concentri le indagini?
“Ti ringrazio per i complimenti. Io mescolo tutto con le risate, anche i crimini. Diciamo pure che spesso colgo il lato comico delle cose. Il commissario Mineo è un personaggio particolare lui cerca di sfuggire all’indagine in ogni modo possibile. Non è animato da un senso di giustizia, non ha il sacro fuoco dentro, non deve a tutti costi assicurare il colpevole alla giustizia. Lui è letteralmente trascinato sulla scena del crimine. Diciamo pure che è travolto dall’indagine. Al lettore sveli le insofferenze di Mineo attraverso le quali racconti una realtà sociale ma non lo caratterizzi fisicamente. Mineo somiglia un po’ a tutti noi?”.
“Con Mineo ho creato il mio piccolo mostro. Come un novello dottor Frankenstein – continua lo scrittore – ho messo dentro il mio personaggio psicosi, manie, nevrosi, non solo mie ma anche di amici o semplici conoscenti. Il commissario Mineo ha un’età indefinita, non è giovane ma non ancora vecchio, non alto ma non basso. Il suo aspetto è talmente anonimo da attirare, suo malgrado, l’attenzione. Devo dire francamente che nessuno vorrebbe essere Mineo, mentre tutti vorrebbero essere Montalbano… Ma nessuno di noi è Montalbano, mentre tutti siamo un po’ Mineo, almeno in piccola parte”.
Cinisi e Terrasini sono i luoghi di Mineo, la tua è una Sicilia non da cartolina, è quella che vivi e osservi quotidianamente?
“È quella che io chiamo con affetto la mia Sicilia, quella occidentale e la descrivo con amore, ma con tutti i suoi difetti. Diciamo che è una Sicilia vera, una Sicilia che vorrei vivere quotidianamente. Sfortunatamente, il lavoro mi obbliga a stare fuori troppo tempo dalla patria sicula”.
Dalla calma della sua routine giornaliera scandita dalla lettura della Gazzetta dello Sport, Mineo si ritrova all’improvviso a indagare su una serie di delitti. Che rapporto ha con la morte e qual è il suo metodo d’indagine?
“La morte direi che lo lascia indifferente, solo la visione del sangue lo turba fortemente. Il suo metodo investigativo è di fatto inesistente. Le cose, purtroppo, si spiegano da sole. I risultati imprevedibilmente ottenuti più che apparire miracolosi, agli occhi di Mineo confermano la casuale ineluttabilità di ogni agire umano che comporta perdite di tempo, pericolose distrazioni e insidiosi ritardi nell’esecuzione delle commissioni imposte dalla moglie”.
“A dire il vero mi sono ispirato a Simenon e quindi a Maigret e sua moglie. Al tenente Colombo non ci avevo pensato, anche se devo ammettere che le somiglianze sono tante. Anche se la moglie di Mineo è un po’ più castrante, lo tempesta di punitive e continue incombenze come pagamenti di bollette, spesa, appuntamenti con i muratori, gli idraulici”.
“È nato così per caso, durante una cena fra amici. Ci faceva ridere l’idea di un commissario con un superpotere che usa per ogni cosa, tranne che per risolvere il caso e trovare il colpevole. Per esempio, sulla scena del crimine il suo incredibile orecchio gli farà percepire che in quella casa lo scaldabagno non funzioni, accade quindi che ripari la caldaia ignorando del tutto il cadavere e le indagini”.
“È stata una nuova esperienza per me. Solitamente io scrivo le cose che gli altri dicono, questa volta toccava a me parlare. Ho girato tanti posti per presentare il libro, tre cui Lipari. Un’isola in cui spero di tornare anche l’anno prossimo! È un posto incantevole. Durante queste presentazioni ho conosciuto molte persone che hanno letto il libro ed è bellissimo sia ricevere i complimenti che scambiarsi le opinioni sul commissario Mineo. Rispondo sui social a tutte le loro domande”.
“In effetti è così. Ricordiamo che il commissario Mineo nasce come progetto per la TV e che quindi aveva già una sua colonna musicale originale. Devo dire che la mia paura di parlare in pubblico ha fatto sì che presentassi il libro con tanto di musicisti e attori che mi accompagnavano sul palco, dando vita a uno spettacolo di oltre un’ora molto divertente, fatto di musica e monologhi divertenti ispirati dal mio libro”.
“Sto già scrivendo il secondo libro del commissario Mineo, quindi l’anno prossimo si troverà certamente in libreria e si vedrà anche in TV. La MovihEart di Massimiliano La Pegna, a cui il libro è piaciuto molto, ha acquistato i diritti televisivi del libro, quindi credo che l’anno prossimo si vedrà anche sul piccolo schermo. Fra librerie e televisione spero di contagiare tutti, per usare un termine tristemente usato in questo periodo, ma con le risate e il buon umore”.
Cristina Marra