Al Teatro Ghione OH! DISS ‘EA

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La scorsa settimana al Teatro Ghione abbiamo avuto il piacere di assistere a uno spettacolo dal titolo intrigante: “Oh! Diss’ea” , ovvero “Viaggio di un uomo solo con equipaggio”. Uno spettacolo rimasto in scena purtroppo solo 4 sere, da giovedi a domenica, come ormai si usa – facendo di necessità virtù – in questi tempi di pandemia che nessuno poteva prevedere.

Scritto da Roberto Ciufoli, che ne è anche uno dei tre protagonisti, al fianco di Simone Colombari e Max Paiella (che si occupa anche delle musiche con la sua chitarra) “Oh! Diss’ea”, come è facile immaginare, è una rivisitazione del poema omerico, una riscoperta di Ulisse e del suo viaggio senza fine: quante delle peripezie vissute dall’eroe itacense sono state causate dagli dei avversoi, dal fato, dal caso; e quanto, invece, ha inciso “la curiosità, la voglia di conoscere e di esplorare che c’è o ci dovrebbe essere in ognuno di noi”?

 

In altre parole, l’eroe omerico “dopo il lungo assedio di Troia è partito, diretto verso la sua Penelope o ha bighellonato senza trovare la strada di casa per dieci anni prima di approdare alla sua bella Itaca? Ulisse, l’immagine dell’uomo moderno o semplicemente un distratto? Il quesito che da secoli attanaglia studiosi e letterati, finalmente troverà risposte”.

Le note di presentazione riportate, sintetizzano appieno i contenuti e l’intento dello spettacolo, che con le sue dettagliate citazioni riporta lo spettatore indietro negli anni, ai tempi del ginnasio-liceo, a quando si studiava la mitologia e la storia greca; e quando spesso, si traduceva Omero dal greco antico (con grande fatica!).

Diciamo pure che l’operazione è perfettamente riuscita: abbiamo assistito, infatti, a uno spettacolo di alto livello: ben costruito, capace di fondere cultura, ironia, divertimento, musica, dando luogo a una commistione suggestiva, in certi passaggi addirittura esplosiva ed esilarante.

Non stiamo certo a riassumere la storia del viaggio di Ulisse, che bene o male tutti conosciamo (o pensiamo di conoscere!!!) Però possiamo citare alcuni tra i migliori momenti della rappresentazione, realizzata in forma di semilettura, con un unico elemento di scena (oltre ai leggii): un gigantesco cane in pelouche, che rappresentava il celeberrimo Argo!

Irresistibili le scene in cui Ciufoli e Colombari, per dar vita a personaggi femminili (come Circe o Calipso), indossano semplicemente una vistosa parrucca! Belli gli omaggi musicali ai grandi nomi della musica (da Califano ad Albano, da Buongusto e Modugno a D’Alessio e Jovanotti), tutti realizzati in forma di parodia (ossia cambiando parte del testo in funzione della narrazione).

Scoppiettante l’inizio che parla della fondazione di Troia (intesa come città, ma ben equivocata… “al minuscolo”).

I tre sul palco sono sono bravissimi e ben integrati: ammiccano, gigioneggiano alla grande, coinvolgono il pubblico in platea, tentano (per finta!) di far salire sul palco un paio di ragazze. Il pubblico partecipa: è una reazione liberatoria al difficile momento che stiamo vivendo.

In conclusione, uno spettacolo di ottimo livello, che ci auguriamo possa continuare a rivivere presto su molti palcoscenici!

Salvatore Scirè

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giornalista e fotografo – commediografo e regista teatraleLaureato in Giurisprudenza, ha studiato lingue straniere e musica. In campo giornalistico si è occupato di vari temi, ma ha sempre prediletto il reportage geografico, formando testi e foto e pubblicando su importanti testate nazionali.E’ autore di tre libri fotografici: Roma nel cuore (Rizzoli Editore l982, prefazione di Carlo Lizzani) Gargano spettacolo della natura (Ed. Magnus 1987, prefazione di Nantas Salvalaggio) Roma colori del tempo (Il Capitello 1989 - II ediz. 2000 - prefazione di Giulio Andreotti). Ha pubblicato il saggio umoristico Donne... maneggiare con cura! (Liux Edizioni 2012)Da 22 anni scrive per il teatro come commediografo; da 16 anni si occupa anche di regia teatrale. Ha scritto una ventina di commedie, tra cui Professione separata! Ciao papà, ti presento mia madre!Cocktail di scambi; C’è un morto giù in cantina!

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