Dal 10 ottobre al 28 dicembre 2020 Piazza Cavalli ospita una scultura equestre di Mimmo Paladino, che dialoga con le due equestri di Ranuccio e Alessandro Farnese. E‘ il cinquecentesco dialogo con l’arte contemporanea. Curata da Flavio Arensi.
Con il titolo “PaladinoPiacenza” la mostra fa parte del programma 2020-2021 che la città mette in atto come Comune, con la Fondazione Piacenza Vigevano, la Diocesi di Piacenza e Bobbio, la Camera di Commercio di Piacenza, in linea con “Crocevia di culture” che porta la città ad essere nota internazionalmente. Aver scelto l’opera di Mimmo Palladino in dialogo con le sculture di Francesco Mochi è stata una scelta inusuale e molto contemporanea, come in effetti la città intende divenire. Bella per il suo Duomo e le moltissime chiese di grande valore che la abitano, nonché per i suoi musei, la città ha già dato una svolta con la creazione del polo museale di arte contemporanea, purtroppo bloccato al tempo dal Covid-19, che ha pesantemente colpito la città emiliana costruita sulle rive del Po.
Le statue bronzee progettate da Francesco Mochi tra il 1612 e il 1628, sono un eccezionale esempio di barocco, create su richiesta di Ranuccio e Alessandro Farnese, per le quali prima di essere progettate il Mochi ha visitato varie città del nord per studiarne i monumenti equestri. La prima fu quella di Ranuccio e di seguito quella di Alessandro I Farnese. Mimmo Paladino è l’artista campano iniziatore insieme ad altri della Transavanguardia, termine coniato dal critico Achille Bonito Oliva, ed è pittore e scultore di fama internazionale.
Ha concepito un gruppo monumentale di cavalli, che sono inseriti nel Centro di Piazza Cavalli equidistanti da quelli del Mochi, che contempla 78 cavalli in vetroresina posti su una base di 13 metri. Il soggetto del gruppo è un cavallo, ormai icona del Maestro campano, ridisegnato partendo da un modello funerario di origine etrusca, che secondo i contesti si arricchisce di soggetti vari con echi onirici, rurali, cortesi, emigratori, e quant’altro.
Il cavallo è un simbolo di incontro e scontro tra antico e moderno, tra Oriente e Occidente. Nel caso di Piazza Cavalli è chiara l’intenzione di proporre alle sculture barocche del Mochi, quelle molto lineare e contemporanee di Mimmo Paladino. Il curatore Flavio Arensi ha commentato: “Ancora un volta Mimmo Paladino dimostra di essere in grado d’intervenire in spazi complessi in cui la storia si esibisce come accumulo armonioso e dove l’arte contemporanea diventa luogo di interconnessione, della propria capacità di creare un cortocircuito visibile e culturale del tutto autonomo. E’, infatti, una caratteristica precipua del linguaggio di Paladino riuscire a cogliere i motivi generali che connotano l’ambiente, servendosene in materia libera e autosufficiente per edificare un nuovo racconto per immagini”. Se continua così, e dopo la riapertura della mostra “La Rivoluzione siamo Noi”, Piacenza è sulla buona strada per divenire un polo contemporaneo autonomo.
Emilia Dodi