Al Teatro Lo Spazio di Roma, fino al 25 ottobre, è in scena la commedia di David Ives, Venere in pelliccia, che vede protagonisti Patrizia Bellucci e Gianni De Feo, qui anche regista della pièce, lo stesso ruolo che interpreta nello spettacolo.
E’ in scena al Teatro Lo Spazio di Roma, fino al prossimo 25 ottobre, la commedia di David Ives, Venere in pelliccia, traduzione di Masolino D’Amico, che vede come protagonisti Patrizia Bellucci e Gianni De Feo, anche regista della pièce, che prende ispirazione da un classico della letteratura erotica dell’800, Venere in pelliccia, per l’appunto, di Leopold von Sacher – Masoch, da cui viene coniato il termine masochismo.
Un vortice di puro teatro, dove nulla è scontato e ogni cosa è in continuo ribaltamento come i ruoli dei protagonisti, in un costante intreccio tra reale e immaginifico.
In scena un’esplosiva, sexy, sensuale, provocatoria Patrizia Bellucci che, con la sua energia trascinante e ben diretta da Gianni De Feo, anche attore nel ruolo del regista, riesce a riempire la scena senza mai perdere il pubblico, dominando tutti i personaggi che attraversa, lasciando che le loro fragilità trovino uno spazio in lei riuscendo a svelarci anche i livelli più delicati e sottili cuciti tra le righe del testo.
La storia, rappresentata al cinema nel film del 2013, diretto da Roman Polanski, con Emmannuelle Seigner e Mathieu Amalric, è nota: un regista cerca l’attrice giusta per rappresentare Wanda Von Dunajew. Erano previsti dei provini, ma in teatro non si presenta nessuna. Ma quando il regista se ne sta andando, ecco che all’improvviso, inattesa, come un fulmine a ciel sereno, arriva in ritardo l’omonima Vanda, un’attrice dall’ironia greve, inizialmente ingenua e volgare, ma che poi saprà ribaltare qualunque stereotipo.
Nelle mani di Gianni De Feo il testo teatrale diventa maggiormente un materiale elastico, in grado di tenere insieme le riflessioni alte con una comicità immediata e popolare.
La drammaturgia vede un regista teatrale alle prese proprio con la messinscena di quell’omonimo romanzo del 1870; c’è da trovare l’attrice protagonista, una giovane donna in grado di compenetrarsi tra desideri nascosti e depravazioni. D’ora in poi il testo di Ives diventa un crescendo rossiniano. Il regista e l’attrice si sfidano, si mettono in discussione e lentamente tutte le barriere, una dopo l’altra, cadono.
Lo spettacolo nonostante l’ora e mezza di durata non tradisce l’attenzione del pubblico. Nel testo così vengono fuori le nevrosi e le aspettative di due individui contemporanei, che si comporteranno quasi in maniera analoga ai due personaggi ottocenteschi descritti dall’autore austriaco. Il regista non vuole riconoscerlo, anche se poi viene attirato dal desiderio di sottomissione nei confronti della donna e lentamente e intelligentemente, verrà attratto nella tela del ragno. Il regista non se ne accorge e si ritroverà schiavo, come il protagonista del romanzo che decide di donare tutto sé stesso alla giovane vedova Wanda per magia teatrale della recitazione non è più quella donna sboccata e apparentemente superficiale.
Questo Venere in pelliccia è un lavoro non etichettabile, continuamente sul filo, tra l’ironia più popolare e una profonda capacità di calarsi in tematiche complesse che riguardano la nostra contemporaneità. Ogni cosa qui è mestiere nel senso più puro del termine. Magistrali gli attori, in primis Patrizia Bellucci, terribilmente sensuale come non l’avevamo mai vista in altri spettacoli, e poi Gianni De Feo, immersi in un ambiente fatto di pochi oggetti e luci essenziali. Ambedue confezionano uno spettacolo adatto a tutte le platee. Senz’altro imperdibile, da vedere.
Giancarlo Leone