Le Gallerie deli Uffizi hanno creato una mostra intitolata “Imperatrici, Matrone, Liberte” che fa comprendere quanto significassero le antiche matrone romane e l’entità del loro potere temporale, con un’esposizione creata ad hoc, temporaneamente chiusa per Covid-19, che si potrà comunque seguire attraverso il web, che dà anche la possibilità di interagire e porre domande ai curatori. Rimarrà poi aperta fino al 14 febbraio 2021.
Con trenta opere che ineriscono, come dal titolo “Imperatici, Matrone, Liberte”, il potere temporale delle donne, per volere del direttore degli Uffizi Eike Schmidt, segna quest’esposizione tutta al femminile voluta per far comprendere quanto gli Uffizi posseggano di reperti antichi. Il direttore Eike Schmidt sempre interessato a quanto di archeologico il muso possiede, ha dichiarato: “Una mostra al femminile, che al contempo rivela l’immenso patrimonio archeologico delle Gallerie egli Uffizi, negli ultimi anni sempre più attenti a proporre un’immagine forte delle donne”.
Era un potere che le vedeva all’avanguardie dell’emancipazione civile politica e economica. Tra le trenta opere esposte ci sono quella di Agrippina Minore celeberrima madre di Nerone e di Domizia Longina molto discussa sposa di Domiziano. Nelle opere vanno considerate numerose monete d’oro del Museo Archeologico di Firenze che consentono di osservare il ruolo femminile della propaganda della casa imperiale e della Biblioteca Nazionale sono in mostra i codici cinquecenteschi che si uniscono ai disegni della stessa epoca del Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi che mostrano le antiche effigi delle donne presenti in mostra.
In tre sezioni la mostra rivela l’importanza delle donne romane nei primi due secoli dell’Impero prendendo a modello modelli espositivi di queste e proporre anche storie affascinanti di Matrone e Liberte. Ad esempio quella di Giulia Atte prima schiava e poi sposa del suo padrone vittima della maledizione scagliatale dal marito, abbandonato dopo la morte della loro figlia parole che sono scritte sull’ara dedicata alla fanciulla. Oppure di Pompea Trebulla, potente signora di Terracina che aveva a suo spese restaurato il tempio dedicato a Tiberio e alla Madre Livia, mettendo così il suo nome accanto a quello degli augustei.
La curatrice della mostra Novella Lapini ha scritto: “Al centro di questa mostra c’è la storia delle donne romane dei primi due secoli dell’Impero, analizzati sia dal punto di vista del modello femminile proposto ufficialmente incarnato ln bene e nel male da esponenti della domus Augusta, sia in relazione alle nuova possibilità d’azione che si creano in un sistema dinastico. Sull’onda delle prerogative concesse alle Auguste, elette a sacerdotesse dei loro congiunti divinizzati e capaci di beneficiare intere comunità con i loro atti di liberalità le matrone di élite si inseriscono più direttamente nella vita realità, le matrone dell’élite si inseriscono infatti più direttamente nella vita pubblica, quali flaminiche dive evergeti patrone dei loro municipi, attuando una graduale ma effettiva rivoluzione di genere nelle città”.
Un’esposizione non solo per appassionati di archeologia, che mostra quanto nell’antica Roma fosse importante il potere delle donne, cosa che nel tempo è andata scemando, che riprende in parte solo ora con differenti modalità.
La mostra fa parte del trittico di trasposizioni online delle ultime esposizioni messe in atto per il lockdown su web. www.uffizi.it
Savina Fermi