I Musei Civici di Arte Antica hanno acquisito un gruppo di manufatti ceramici colombiani, grazie a una donazione dell’Agenzia Doganale Monopoli della città. Tali oggetti sono stati donati dopo un lungo percorso giudiziario e così vanno a arricchire il gruppo di origine andina, già presente al Museo Civico Medievale.
Da lunedì 10 novembre 2020 il ciclo di conferenze on-line “Cose dell’altro mondo: oggetti americani nelle collezioni del Museo Civico Medievale”, organizzata in collaborazione con il Dipartimento Storie, Culture Civiltà dell’Università di Bologna , racconta i risultati delle nuove ricerche sui materiali americani , sia colombiani che di età coloniale, conservati nelle collezioni di arte antica di Bologna.
Le opere trafugate o immesse sul mercato privato clandestino, sono oggetto di sequestro e questi reperti individuati e censiti, sono stati attribuiti ai Musei Civici di Arte Antica dell’Istituzione Bologna Musei dopo lo studio storico e archeologico eseguito presso il Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università di Bologna, che hanno ricostruito il contesto di provenienza di una specifica area geografica stabilendone la veridicità e la datazione, tramite il percorso storico che li ha prodotti.
Il contesto storico dove le opere sono state create le fa risalire alla civiltà nord andina è costituito da 9 testine fittili Tumaco-La Tollita (300 a.C. e 200 d.C.) 2 pregevoli bottiglie omeomorfe (600-1500 d.C. queste provenienti da una regione che sta tra la Colombia meridionale(Nanña) ed Ecuador settentrionale (Carchi) che si notano per la precisa decorazione al “negativo” per realizzare motivi geometrici di grande complessità e raffinatezza. I manufatti colombiani arricchiscono la collezione andina bolognese derivati quasi certamente dalle tombe funerarie dell’élite, probabile reperti delle tombe a pozzo.Tra le figure antropomorfe Nanño da rilevare quella di un uomo con la guancia sinistra gonfia di foglie di coca, pianta della vittoria sociale e religiosa andina.
La collezione bolognese possiede anche un bauletto risalente all’età coloniale (XVII secolo) con immagini di indigeni e missionari gesuiti realizzate con la resina mopa mopa o resina Pasto tradizionalmente usata nella stessa regione da dove provengono gli oggetti fittili. Il nucleo principale della collezione adina è costruito da un nucleo di vasi variamente assortiti pervenuta, per vie ancora da scoprire del celebre artista bolognese Pelagio Pelagi (1775-1866) la cui collezione è la base delle raccolte bolognesi, dove sono anche a pezzi provenienti dal bacino del Mediterraneo.
I materiali ricevuti in donazione saranno tra breve inseriti al meglio nella collezione.
Anna Camia