Torna a casa, dopo due anni di restauro, il simbolo della città di Brescia, la Vittoria Alata. Meravigliosa scultura bronzea della seconda metà del I secolo d. C. ritrovata integra nel 1826.
Dopo un restauro durato oltre due anni presso l’Opificio delle pietre dure di Firenze, la Vittoria Alata, la splendida statua di bronzo simbolo di Brescia, è tornata a novembre (il rientro era previsto a giugno) nella cella orientale del Capitolium, a Brixia il più grande parco archeologico dell’Italia del nord. L’inedito allestimento è firmato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, cui si deve fra l’altro il restauro della Biblioteca Hertziana di Roma.
Sopra un pavimento in terrazzo veneziano coerente con i tradizionali rivestimenti romani, è posizionato un piedistallo cilindrico di Botticino (il marmo bianchissimo dell’Altare della Patria a Roma) sul quale svetta la Vittoria Alata, garantita da una piattaforma antisismica progettata ad hoc. Illuminata da una lampada Guzzini sospesa in alto, appare come fuori del tempo. Accanto, in un tavolo – vetrina, le cornici in bronzo trovate insieme alla scultura, sulla parete occidentale della cella altri frammenti disposti in modo da richiamare le geometrie decorative romane.
Come è noto i bronzi antichi, ellenistici e romani, giunti fino a noi sono pochissimi. Si contano sulle dita di una mano quelli trovati integri o quasi come i Bronzi di Riace, il Satiro Danzante, i Bronzi dorati di Pergola. Andarono distrutti per motivi religiosi o fusi per farne armi.
Dietro a ogni scoperta c’è qualcosa di rocambolesco, d’inatteso, di fantastico. Come è avvenuto per la Vittoria Alata che venne ritrovata il 21 luglio 1826 (un venerdì indimenticabile per i bresciani), insieme a sei teste di età imperiale e a numerosi reperti in bronzo durante gli scavi archeologici condotti dai membri dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti della città. Era stata nascosta in un’intercapedine dell’antico tempio forse per salvarla dai pericoli. Le braccia e le ali erano a parte, staccate dal corpo centrale.
La Vittoria Alata è una figura femminile in bronzo alta quasi due metri, in tunica e mantello, volta leggermente verso sinistra, le mani forse sostenevano uno scudo, sotto il piede sinistro sollevato doveva esserci un elmo. Venne realizzata intorno alla metà del I secolo d. C. col metodo della fusione a cera persa indiretta da un’officina bronzistica di alto livello dell’Italia settentrionale. E’ formata da una trentina di parti fuse e poi saldate fra loro e rifinite con strumenti a punta. Sulla capigliatura intarsi in argento e rame. Una scoperta eccezionale, entusiasmante. La Vittoria Alata divenne subito famosa, celebrata da Giosuè Carducci nell’ode Alla Vittoria, ammirata da Gabriele D’Annunzio e da Napoleone III che ne vollero una copia (quella di Napoleone è al Louvre), fu assunta a emblema di coraggio durante i moti risorgimentali.
Il restauro, affidato a una trentina di professionisti dell’Opificio fiorentino, particolarmente esperti nel trattamento e nella cura del bronzo, è iniziato con la pulitura della superficie e la rimozione dei residui di sostanze utilizzate in precedenti restauri e di materiale organico dovuto al primo interramento della statua che venne trovata in uno strato di terriccio misto a carbone.
A seguire un protettivo. L’operazione ha restituito i dettagli della scultura, la morbidezza del panneggio, la finezza del diadema, l’elegante acconciatura, i particolari delle sopracciglia e ha riportato in luce sulle braccia e sulle mani tracce di doratura. Quindi l’asportazione di frammenti di varia natura, legno, terracotta, fibre, stoppa, carta, resina nella cavità interna, Ma l’intervento più delicato e tecnologico, in collaborazione con la Sapienza di Roma, ha riguardato la progettazione e la realizzazione di un nuovo supporto interno per sostenere le braccia e le ali in sostituzione di quello ottocentesco.
In età romana Brixia era una delle città più importanti dell’Italia settentrionale, situata lungo la cosiddetta via Gallica che collegava centri di origine celtica a nord del Po, allo sbocco di vallate alpine di antico insediamento, Val Trompia, Val Camonica, tra il lago d’Iseo e il lago di Garda, ai margini di un’estesa e fertile pianura. Ne sono testimonianza gli imponenti edifici dell’area archeologica, il Santuario di età repubblicana (I sec.a.C.), il Capitolium (73 d.C.) e il decumano massimo su cui insiste oggi via dei Musei.
Per festeggiare l’avvenimento la Fondazione Brescia Musei ha organizzato un ricco palinsesto di eventi. Fra i tanti nel Museo di Santa Giulia una grande retrospettiva dell’architetto, pittore e scultore Baldeweg, l’installazione Incancellabile Vittoria di Emilio Isgrò alla fermata Stazione FS della metropolitana di Brescia e nell’Aula della Vittoria Alata il giorno di Natale il concerto del pianista Alexander Romanovsky in omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli, bresciano illustre, nel centenario della nascita.
Capitolium Brixia – Parco Archeologico di Brescia Romana
Informazioni: bresciamusei.com; vittorialatabrescia.it
Laura Gigliotti