L’artista spagnolo Manolo Valdés dopo 25 anni è ritornato a Roma al museo di Palazzo Cipolla con una mostra che era stata aperta soltanto due settimane e poi a causa del lockdown era stata subito chiusa. Ora l’esposizione riapre fino alla metà di luglio 2021.
Dopo 25 anni che mancava da Roma il celebre artista spagnolo che dalla fine anni ‘90 vive e lavora a New York è ritornato a Roma nel Museo di Palazzo Cipolla fortemente voluto dalla Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emanuele F. Emanuele che con la collaborazione della Galleria Contini di Venezia e il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ha fortemente desiderato quest’esposizione, affidandone la curatela a Gabriele Simongini.
Il Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – internazionale Prof. Avv Emanuele Francesco Emanuele : ha dichiarato: “Sono davvero lieto di poter accogliere i visitatori a Palazzo Cipolla nella più scrupolosa condizione di sicurezza, fino alla prossima estate offrendo loro la l’opportunità di conoscere, apprezzare o rivedere un artista straordinario come Valdés e nel contempo di ritrovare nella bellezza dell’arte lo slancio emotivo per ripartire”.
Sono opere che vanno dagli anni ’80 all’attualità, il percorso espositivo inizia con la pittura delle magnifiche grandi tele che vengono dallo studio del pittore e da importanti collezioni private, per approdare alle sculture. Sono realizzate in legno, marmo, bronzo, alabastro, acciaio e mostrano una selezione di tutta la sua ricerca artistica, di genere figurativo molto particolare.
Le opere sono una settantina, e come detto prima, si va dalle grandi tele a quelle di medie dimensioni, così per le sculture, dove pur vedendosi l’evoluzione della sua ricerca artistica, si evidenzia come l’artista non abbia dimenticato le proprie radici, che pur risentendo delle influenze di antichi maestri quali Velasquez, Zurbaran e altri, così come di quelli più attuali, riesca sempre ad essere contemporaneo.
Una bellissima esposizione che finalmente val la pena di vedere.
Savina Fermi