L’Oriente Fantastico di Puccini, Chini e Caramba

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Il Museo del Tessuto di Prato presenta una mostra diversa dalle solite che riguarda la Turandot di Puccini, le scene disegnate da Galileo Chini, i costumi creati da Caramba, dal 22 maggio al 21 novembre 2021

La mostra dedicata al grande compositore toscano Giacomo Puccini e all’ultimo dei suoi capolavori la Turandot, non è certo nelle linee del Museo del Tessuto di Prato, ma questa mostra nasce come omaggio alla storia del teatro lirico e dell’arte del primo novecento, la cui scena fu pervasa dal fenomeno dell’Orientalismo. La mostra è frutto di un lungo lavoro di ricerca, compiuto dal Museo su materiale di scena, costumi e gioielli, risalenti alla prima rappresentazione assoluta dell’opera, andata in scena dopo la morte del celebre compositore alla Scala di Milano, il 25 aprile 1926 diretta da Toscanini che si fermò quasi nel finale nella direzione, dicendo all’incirca “ a questo punto che il compositore è morto” e finita secondo i suoi desiderata, da Franco Alfano.

 

In quest’opera il compositore ci ha messo tutta la sua conoscenza anche se solo di studio, forse anche perché amico di Galileo Chini al quale, volle che fossero affidate le scenografie, poiché costui aveva una conoscenza diretta dell’ambiente, essendo stato invitato dal Re del Siam, oggi Thailandia, a decorare la sua reggia dal 1911al 1913.

 

Non bisogna dimenticare, infatti, che in quel tempo furoreggiava l’orientalismo e Chini ne era stato profondamente influenzato, creando opere straordinarie. Il tutto nasce dalla donazione di una parte del guardaroba di una delle prime interpreti del personaggio Iva Pacetti, scomparso e poi misteriosamente ricomparso e donato al museo. L’idea ha convito il sistema museale dell’Ateneo fiorentino, del Museo di Antropologia e Etologia l’Archivio storico Ricordi di Milano, la Fondazione Giacomo Puccini, e poi i prestatori come il Teatro alla Scala, L’Archivio storico documentale della Scala, le Gallerei degli Uffizi per Palazzo Pitti, la sartoria Della Valle di Torino, la Società Belle Arti di Viareggio e molti prestatori privati.

Partendo dalla donazione, negli anni 2018, la conservatrice del Museo del Tessuto Daniela Degli Innocenti, tra il guardaroba dell’artista pratese Iva Pacetti, ha scoperto due costumi e dei gioielli realizzati dal Teatro alla Scala da Caramba e indossati per la prima della Turandot. I riscontri iconografici ebbero subito successo, perché non erano costumi generici, ma di Rosa Raisa il soprano drammatico che ha interpretato per prima il personaggio della principessa di gelo. Da ciò, è nata l’idea della mostra che si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con la selezione di 120 oggetti della Collezione Chini proveniente dal Museo di Antropologia di Firenze. Qua si potranno ammirare costumi, maschere teatrali, e porcellane, strumenti musicali, sculture, di produzione thailandesse e cinese e oggetti fonti di ispirazione dei numerosi dipinti di Galileo Chini, che danno l’idea dell’ambiente nel quale è vissuto il celebre pittore toscano.

 

L’esposizione continua al piano seriore con la sezione dedicata alle scenografie della Turandot provenienti dall’Archivio Ricordi e altre due versioni di proprietà privata. La terza e ultima sala presenta gli straordinari costumi della protagonista, corredati dalla meravigliosa corona realizzata dalla ditta Corbetta di Milano, nonché la parure e lo spillone della parrucca anch’essi provenienti dalla Collezione di Iva Pacetti. Poiché erano in pessimo stato, si è provveduto al restauro per i tessuti dal Consorzio Tela di Penelope di Prato.

Tutto è stato possibile grazie al contributo avuto dalla Regione Toscana e di un gruppo di quasi 170 tra privati di molti Paesi, aziende e associazioni del territorio che hanno dato il loro contributo. Sono esposti anche oltre 30 costumi provenienti dalla Sartoria della Valle di Torino degli altri artisti della Turandot.

Sono presenti altresì altre opere e bozzetti dei costumi dell’epoca, compreso il primo manifesto originale della prima dell’opera di Filippo Brunelleschi, nonché quelli realizzati in seguito per Casa Ricordi da Leopoldo Meticloclovivitz. Una sezione multimediale alla fine del percorso è dedicata a Iva Pacetti.

Catalogo in italiano e inglese con 60 illustrazioni della mostra edito da Silvana Editoriale.

Savina Fermi

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