La Centrale Montemartini riapre con una nuova mostra intitolata I colori dei Romani, curata da Claudio Parisi Presticce, Nadia Agnoli, e Serena Guglielmi che presenta mosaici delle collezioni capitoline.
Gli altri musei riaprono con le mostre in corso solo la Centrale Montemartini, lo fa con una nuova esposizione che riguarda i mosaici romani e ai loro colori, poco noti al grande pubblico E’ un avvenimento di grande importanza che racconta la storia della città romana, i contesti originari nel modo più esaustivo. L’allestimento è dovuto agli architetti della Sovrintendenza capitolina Roberta De Marco e Monica Zelino.
Vicino ai mosaici son esposti anche affreschi e scultore che consentono di interpretare i motivi iconografici e decorativi delle opere, permettendo di comprendere il periodo di tempo nel quale erano state create che va dal I secolo a.C. al IV secolo dopo Cristo. L’ampia documentazione con foto storiche, acquarelli, disegni ha permesso di determinare i vari periodi, considerando l’ampliamento che ebbe la città alla fine ‘800 e inizio ‘900 quando divenne capitale d’Italia.Alcuni di questi mosaici sono stati esposti in tre sedi dall’area balcanica nel 2019 con un grandissimo successo in Armenia, a Tbilisi e Sofia.
La mostra è divisa in 4 sezioni.
La prima inerisce l’Arte del mosaico presso i romani. La Storia e la tecnica, come questa sia mutata sia nei disegni, che nei colori durante i secoli. Basterebbe citare come sia la pavimentazione che le muse parietali, fossero coperte di arte musiva soprattutto con la tecnica di tessere molto piccole a comporre il disegno. I mosaici esposti sono l’esempio della grande capacità tecnica e d’ispirazione artistica.
La seconda sezione riguarda Il vivere e abitare a Roma dalla fine dell’età repubblicana fino all’età tardo-antica. Nelle dimore di lusso, sia nei contesti domestici. Il percorso è cronologico e analizza dalla fine dell’età repubblicana passando dagli esemplari piu antichi come il grande mosaico policromo a cassettoni scoperti nella villa al Celio, fino ad arrivare al IV secolo d.C., con il grande mosaico con busto di stagione, che si suppone ornasse il pavimento della Villa del Impostore Galieno. Proprio in questa sezione si può ammirare il grande mosaico parietale che mostra una nave in partenza dal porto che ornava le pareti della domus dell’imprecatore Claudius, che era posizionate al Quirinale alla seconda metà del IV ii secolo d.C.
La terza sezione interssa: Gli spazi del sacro, La Basilica Hilariana che era sede dei sacerdoti addetti al culto di Cibale e Attis. I resti inerenti la Basilica sono venuti alla luce solo nel tra il 1889 e il 1890 durane la costruzione dell’Ospedale militare del Celio che furono trovati conservati in loco e tra questi i due mosaici che ora sono esposti per la prima volta in quest’esposizione. La spesa della erezione venne interamente sostenuta dal mercante di perle dal quale prende il nome. Tutto è documentato dagli acquarelli esposti insieme. Qui si trova il mosaico parietale con i pavoni databili del III secolo d.C. che allude alla rigenerazione dopo la morte. I documenti esposti mostrano il contesto ed i significati come quello del pavone, animale caro a Dioniso, che perde ogni anno la coda e rimettendola in primavera, allude alla rigenerazione.
Una mostra veramente interessante che non deve essere perduta.
Savina Fermi