Consueto appuntamento estivo romano con Pirandelliana, giunta quest’anno alla sua XXV edizione. La Rassegna teatrale organizzata dalla Compagnia teatrale La Bottega delle Maschere, diretta da Marcello Amici, presenta quest’anno, fino all’8 agosto, nei giorni di mercoledì, venerdì e domenica due novelle, Il figlio cambiato e La giara. Qui di seguito la recensione de Il figlio cambiato.
Il figlio cambiato di Luigi Pirandello è un’opera raramente rappresentata
Il figlio cambiato di Luigi Pirandello è un’opera raramente rappresentata, ed è stata un’occasione unica per gli appassionati del teatro pirandelliano. Scritta intorno al 1932, come libretto per un’opera lirica del maestro Gianfrancesco Malipiero, il testo ha un complesso andamento drammaturgico. Pirandello narra della perdita più dolorosa che una madre possa subire, quella del proprio figlio. Può diventare una metafora della perdita di qualcosa di profondamente nostro che, se non ritrovato, ci annulla.
Un parallelismo fra I giganti della montagna e Il figlio cambiato
C’è un parallelismo che esiste tra Il figlio cambiato dove il Principe ritorna dalla madre e I Giganti della Montagna, dove la contessa Ilse porta a termine il suo intento di recitare la sua opera in mezzo agli uomini: ognuno porta a compimento ciò per cui è nato. Ritrovare il figlio perduto è come ritrovare il senso della propria vita, così come perseguire un ideale, quello dell’arte, vuol dire riconquistare il significato di ciò che si è, come ritrovare la propria identità ma rinnovata e rinforzata.
Il tema della perdita d’identità è insito nella storia e nel carattere della Sicilia
Il tema della perdita d’identità è insito nella storia e nel carattere della Sicilia. Ma, paradossalmente, è proprio quel fare suo ciò che le era estraneo che costituisce la vera anima di questa isola. La perdita diventa un arricchimento. La Sicilia ha dovuto sopportare innumerevoli privazioni e trasformazioni e, grazie ad esse, si è nutrita di nuova linfa. Essa riscopre la propria identità solo se si riesce a rinunciare a qualcosa di sé, per poi ritrovarla, ancora più vivida sotto altra forma.
Nella Novella de Il figlio cambiato c’è una donna, una Madre, una maschera senza espressione, una scena che ci rimanda alla tradizione popolare e alla leggenda delle donne-madri, private dei loro figlioletti più belli, sottratti dagli spiriti maligni che li trasportano in altre residenze, anche di ricchi e di re.
Una straordinaria Tiziana Narciso racconta la sua tragedia di madre
Una straordinaria Tiziana Narciso, la Madre, racconta con pathos la sua tragedia, che non si rassegnerà mai alla perdita del figlio, dato ad un re, ovviamente ricco e potente. Ma la ricchezza non sarà mai felicità né per la madre, né per il figlio, che in un intenso monologo finale, sceglierà l’affetto della madre, rinunciando a tutto.
In quest’opera ritroviamo il Pirandello delle Novelle, quello secondo noi più poetico, più teatrale, poiché nelle Novelle si sente meno il peso di certi stereotipi che, purtroppo, fanno parte ormai della storia del teatro italiano e di quello siciliano. L’ottima regia di Marcello Amici mostra una compagnia di attori ben guidati e affiatati.
Un ottimo cast per questa pièce
Spiccano fra i tanti attori Lucilla Di Pasquale, Anna Varlese, Marina Benetti, Camilla Mainardi, Edoardo Zaccaria, Maurizio Sparano e Michael Moses Dodi nel ruolo del Principe. Da vedere.
Giancarlo Leone