Al Museo dell’Ara Pacis a Roma dal sino al 22 febbraio 2022 c’è una grande retrospettiva che tocca tutti i temi dell’arte concettuale di Alberto Biasi , con 64 opere prestate da grandi musei nazionali e internazionali e da collezioni private. E’ curata da Giovanni Granzotto e da Dimitri Ozerkov, Direttore Dipartimento Arte Contemporanea The State Museum di San Pietroburgo.
La mostra “Alberto Biasi, Tutto l’arcobaleno” è promossa da Roma Cultura Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione dell’Archivio Biasi e organizzata dal Cigno GG Edizioni con il Villaggio Globale International, con il supporto organizzativo di Zetema Progetto Cultura e il supporto di Studio d’Arte GR di Roma.
La mostra si sviluppa in 4 ambienti e con installazioni, che raccontano tutta la sua ricerca artistica incentrata sull’indagine percettiva, che si rivolge ai problemi legati alla visione, ricostruendo il suo percorso creativo dagli esordi fino alla sue più recenti sperimentazioni. Così lo spettatore incontra gli anbienti come Light Prismis, Eco e Proiezione di luci e ombre, dove Biasi studia la scomposizione della forma, attraverso la luce e l’illusione percettiva che ne deriva.
Questo è visibile nelle VI sezioni, lungo tutto il percorso concettuale di questo Maestro che giovanissimo ha formato a Padova il il Gruppo N. Nelle sei sezioni c’è anche l’incontro tra bidimensionalità e tridimensionalità.
La I sezione denominata TRAME le cui opere risalgono al 1950, mostra le prime sperimentazioni dell’artista quando era giovanissimo. Queste che sono del 1959-1960, sono composte da sovrapposizioni di materiali della stessa tipologia come le garze di cotone, le reti metalliche e le carte forate, impilate e ruotate progressivamente, fino a creare costellazioni variabili e progressive. Esistono poi le varianti in lamiera forata, alcune in movimento perché mosse da un elettromotore.
La seconda sezione TORSIONI contiene opere in cui si sviluppano forme geometriche anche classiche come rombi, triangoli e quadrati, caratterizzate da una striscia di plastica bifacciale, dai colori quasi sempre contrastanti, combinati in modo da creare effetti di luce, a seconda degli spostamenti del punto di vista di chi le osserva; creando così un’interazione tra fruitore e creatore dell’opera stessa.
La III terza Sezione Ottico-cinetica. Le opere in mostra che partono dal Gruppo N 1973 arrivano al 2014, e si riferiscono alla ricerca di Biasi mediante la scienza antica dell’ottica. Dal punto di vista costruttivo, le strutture lineari e luminose sembrano poste sullo stesso piano, creando l’illusione ottica creando in chi le osserva, un dinamismo creativo e percettivo.
La IV Sezione denominata Politipi inerisce sempre l’ottica-cinetica, che si caratterizza per la sovrapposizione di più piani ricerca, durata per più di vent’anni, che vede l’intreccio miultiplo di più strisce disegnate sottostanti, che tramite il particolare intreccio, permettono al disegno sotteso di divenire visibile.
La V Sezione Assemblaggi. All’inizio degli anni 2000 Biasi dà vita a queste opere che trattano della pittura arcaica, innescando un’evoluzione creativa che dà vita a opere come Volo di ritorno del 2005, Come un gambero e Baruffa del 2006. Opere che rappresentano memorie figurali accompagnate poi da titoli spiritosi e sorprendenti.
La VI Sezione AMBIENTI. Sono lo spazio tra l’opera d’arte e quello dello spettatore. Con questi lavori Biasi ha saputo rapportarsi al pubblico, non più trattandolo da semplice fruitore, ma coinvolgendolo nell’esperienza stessa di un’opera d’arte.
Una mostra non facile ma particolarmente interessante, di un artista considerato tra I più rappresentativi del secondo Novecento per l’arte ottica e l’Optical Art a livello internazionale.
Sue opere sono al MOMA di New York, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Centre Pompidou di Parigi, alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, alla GNAM di Roma, al Museo Suzuki e in molti altri musei e collezioni private.
Savina Fermi