Le leggi della gravità al Quirino di Roma, è un dramma psicologico con Gabriele Lavia nei panni di un commissario di polizia.
L’apertura della stagione 2021-2022 del Quirino di Roma
Le leggi della gravità al Quirino di Roma, è un dramma psicologico con Gabriele Lavia nei panni di un commissario di polizia, che riceve la denuncia di una donna la quale si auto accusa di aver ucciso il marito dieci anni prima.
Le leggi della gravità al Quirino di Roma
La pièce è la trasposizione teatrale in un atto unico tratto da un romanzo del francese Jean Teulé operata da Gabriele Lavia. L’attore milanese, in palcoscenico, interpreta la parte di un commissario di polizia, che riceve un autodenuncia di omicidio da parte di una moglie, nel momento in cui sta per scadere il periodo di prescrizione dall’accusa, all’epoca non provata.
La problematica dell’emotività umana
In via metaforica il dramma introduce, e Lavia lo fa con la sua consueta e grande capacità interpretativa, la problematica dell’emotività umana concretizzantesi nell’orologio, bene in vista nella sala del commissariato, che scandisce l’implacabile scorrere del tempo.
I due protagonisti della scena – la figura della donna è magistralmente interpretata dalla bravissima Federica di Martino che riesce a rendere l’angoscia di una donna che sa di essere colpevole e che è stata assolta dall’accusa, ma che contemporaneamente vorrebbe far trionfare il “senso” della giustizia – riescono a trasferire i problemi esistenziali degli esseri umani in problemi di natura squisitamente fisica.
Nel senso che nell’interpretare la caduta dell’uomo ucciso, spingendolo giù cadendo dal balcone, entrano in ballo leggi fisiche, assolutamente non trascurabili che, però, difficilmente si adattano “all’essere umano” perché, Lavia sa evidenziarlo in maniera assolutamente appropriata, le leggi che regolano l’amore, la rabbia, i sensi di colpa, del fallimento interiore, dell’incertezza, facilmente sfuggono a quelle che regolano la fisica caduta di un corpo dall’alto.
Una bellissima commedia
Com’è noto alla velocità di nove e ottantuno metri al secondo, perché queste ultime sono frutto di considerazioni matematiche ineluttabili, e non di variabili sensazioni e sentimenti.
La conseguenza delle considerazioni esposte nella bellissima commedia, che resterà in palcoscenico fino al 14 novembre prossimo, induce a dedurre che l’uomo, è facilmente preda del suo dolore, e può precipitare nel fallimento delle azioni intraprese.
Morale sottesa al bel lavoro al quale abbiamo assistito, è che nella fredda notte nella quale si svolgono i fatti narrati, un uomo ed una donna prendono entrambi e contemporaneamente coscienza dei loro errori e dei loro fallimenti.
A latere delle interpretazioni di Lavia (commissario di polizia quasi ai limiti del pensionamento, quindi stanco, fors’anche sfiduciato verso quella giustizia che ha rincorso e forse non ha raggiunto) e della di Martino (donna disperata combattuta tra senso di colpa e senso della giustizia), va segnalata quella di un eccellente Enrico Torzillo nei panni di un agente, che riesce ad intervenire delicatamente all’interno di un dramma di genere psicologico, apparentemente senza vie d’uscita.
In sostanza, dopo i poetici e drammatici colloqui tra i due protagonisti, realizzati anche a base di dipinti eseguiti attraverso disegni su sabbia colorata, lo spettatore, viene posto nella condizione di avvertire chiaramente l’idea di una amara separazione tra “senso” della Giustizia ed umana “amministrazione” della stessa.
E riteniamo, con questo, che lo scopo del complesso atto unico, messo in scena come apertura della stagione 2021/2022 del teatro Quirino, sia stato egregiamente raggiunto da un Lavia che interviene come autore, interprete e regista, di un dramma al limite tra il fisico ed il metafisico.
Andrea Gentili