Alla Galleria Nazionale Arte Moderna e Contemporanea di Roma c’è una grande retrospettiva fino al 30 gennaio 2022, dedicata a Antonietta Raphael, dal titolo “Antoniella Raphael Attraverso lo specchio”. L’esposizione è curata da Giorgia Calò e Alessandra Troncone con la supervisione scientifica di Giulia Mafai e la collaborazione di Ariel Mafai Giorgi, promossa in collaborazione con l’Istituto lituano di cultura e Ambasciata della Lituania a Roma.
Antonietta Raphael è stata il terzo membro della Scuola di Via Cavour come la definì Roberto Longhi, meglio chiamata Scuola Romana, che era composta da Scipione, Mario Mafai e Antonietta Raphael. Come detto da Cristiana Collu Direttrice della Galleria: “Questa mostra mostra restituisce i frammenti dii un corpus di opere molto articolato e di una vita intensa, piena e operosa, devota all’arte. Racconta di un’artista che ha detto la verità la verità in modo olimpico, animale, senza illusioni, con ferocia e con determinazione, quella che ha speso nella notte dei suoi incubi (sempre definiti sogni) e quella che ha profuso per spalmare la materia, dura come della pietra, e del palissandro e tenera come l’argilla o la pasta di colore sulla tela”.
La mostra dal titolo Antonietta Raphael. Attraverso lo specchio allude all’abitudine dell’artista, di trasformare la pratica artistica, in uno strumento di indagine del proprio io interiore. Lo specchio diventa il filo conduttore e metafora, che esplora la ricca produzione della Raphael, l’autoritratto messo al centro della sua produzione come racconto di sé, come donna, madre, artista. Un percorso speculare della propria vita, che non si esaurisce nel semplice narcisismo, del quale scrive Moravia.
Femminilità e maternità, sono concetti chiave ricorrenti nell’opera dell’artista, nei ritratti dedicati alle sue figlie. Ne fa fede la scultura della Galleria Nazionale intitolata Le tre sorelle. Anche le origine ebraiche, tema di numerose opere, offrono nuovi spunti sulla rappresentazione femminile, come quelle dedicate alle figure di Giuditta e Tamar, eroine bibliche, donne indipendenti e volitive, che declinano grazia e bellezza, in forza e combattimento.
Per inquadrare al meglio questa artista libera, indipendente, volitiva, bisogna partire da qualche cenno biografico. Nata a Kaunas nel 1895 e morta a Roma nel 1975, Antonietta Raphael figlia del rabbino Simon, alla morte del padre decide con la madre di recarsi a Londra, dove erano i rifugiati dell’epoca e inizia a studiare pianoforte, diplomandosi alla Royal Academy.
Frequentando il British Museum conosce Jacob Epstein e si interessa lle arti visive capendo ben presto che non era la carriera di concertista ad attirarla, ma la voglia di divenire un’’artista visiva. Per aiutare la madre inizia a dare lezioni di pianoforte e alla morte di questa, decide ri recarsi a Parigi e in altri luoghi per approdare poi a Roma, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti dove conosce Mario Mafai.
La conoscenza fra i due è fatale e ne diviene la compagna, iniziando così il suo percorso artistico. Dal sodalizio tra i due nasce la prima figlia Miriam. Mafai è legatissimo a Scipione e abitano tutti insieme nella casa di Via Cavour 35; nasce così la Scuola romana con tutti e tre i suoi componenti. Nel tempo nascono le altre due figlie Simona e Giorgia e quando quest’ultima era piccolissima, lasciano le figlie alla madre di Mafai e partono per Parigi per vivere l’avventura della novità.
La conoscono De Chirico, Savinio, e altri ma la morte improvvisa di Scipione li fa rientrare precipitosa a Roma. Capisce quale sia il suo scopo dopo aver frequentato gli studi di scultura. La Rafael rientra da Parigi convinta che la scultura sia il suo destino. La relazione prosegue tra alti e bassi, separazioni dovute alla guerra e alle leggi razziali e Mario Mafai è uno stanziale profondamente legato a Roma, la Raphael ama viaggiare e ricca di conoscenze comincia a viaggiare anche all’estero. Va in Cina con un gruppo di scultori italiani per delle mostre, ed espone invitata alla Biennale di Venezia. La lontananza si fa sentire e, i due che si erano sposati civilmente si separano.
La carriera della Raphael continua brillantemente, presenzia alla Biennale di Venezia, vince premi alla alla Quadriennale di Roma e finalmente occupa il posto che le compete nella storia dell’arte.
Nel 1965 muore Mario Mafai e dopo pochi giorni Antonietta Raphael crea la grande opera Mafai nel suo studio. Mafai prima aveva creato anch’egli un ritratto di Antonietta.
La morte di Mafai provoca un profondo turbamento nell’animo della Raphael, che ritorna a dipingere dedicandosi a opere di tipo ebraico-religioso. Nella mostra c’è anche una sezione di opere di Mafai. Antonietta Raphael muore nel 1975 nella stessa clinica romana dove era morto Mafai.
Savina Fermi