Uno scrittore a caccia di ambienti, personaggi e storie, così Matteo Codignola definisce Georges Simenon nella post fazione di A margine dei meridiani, la raccolta dei reportages di viaggio compiuti dallo scrittore tra il 1933 e il 1939 e raggruppati come una miniatura nel terzo volume pubblicato da Adelphi.
Georges Simenon– A margine dei meridiani– Piccola Biblioteca Adelphi. Gli scritti lacunosi e disomogenei appaiono differenti dai precedenti, come diverso è l’approccio di Simenon con i luoghi. Cambiano la sua visione di ciò che lo circonda e di quello che scopre, il suo occhio da cronista e il suo rapporto con la macchina fotografica. Anche sulla pagina Simenon, “si disinteressa delle vicende storiche e politiche che nei viaggi europei facevano da quinta ai singoli racconti…sembrava davvero un autore durante i sopralluoghi pe il suo prossimo romanzo”.
Dopo la Lapponia e il racconto dell’atmosfera che regna sugli ultimi promontori del Nord, un fatto di cronaca nera lo conduce nei mari del Sud, alle Galàpagos. Alle vicende incresciose legate agli amanti della baronessa de Wagner e del chirurgo berlinese Ritter, che decide di trasferirsi sull’isola incontaminata con la compagna Dora, per mettere in pratica le sue teorie sulle relazioni umane e sul rapporto dell’uomo con la natura.
I Ritter vivono in santa pace sull’isola Floreana finchè non sono raggiunti dalla baronessa e Simenon riporta come né Conrad né Stevenson nei loro racconti dei mari del Sud hanno mai osato immaginare situazioni così tragiche, così rivelatrici di certi stati d’animo.
Il viaggio prosegue tra Ecuador, Venezuela, Colombia, Perù, e paesaggi, luoghi e personaggi che incontra lasciano il segno e cosa sia successo a Simenon nei mari del Sud non è del tutto chiaro, né lui lo racconta se non a sprazzi…la persona tornata da quel viaggio, non era la stessa partita qualche mese prima.
Nota di Matteo Codignola. Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Francesca Scala
Cristina Marra