Un Emilio Solfrizzi veramente “Sol..frizzante” al Teatro Quirino interpreta il capolavoro di Moliere: Il malato immaginario. In scena dal 21 dicembre sino al 9 gennaio.
Il malato immaginario al teatro Quirino di Roma. E’ in scena dal 21 dicembre, e vi rimarrà fino al 9 gennaio prossimo, al teatro Quirino, il lavoro di Moliere che i più definiscono la migliore commedia dell’assurdo e dell’ipocondria del commediografo francese che, attingendo alle fonti più disparate, dalla Commedia dell’Arte, alla farsa popolare del teatro medievale e alla produzione spagnola contemporanea, intende soddisfare l’esigenza principale di divertire il pubblico attraverso gli strumenti della “verità” e della “naturalezza”. Nello specifico ricorrendo all’opera di un regista della portata di Guglielmo Ferro e di uno spumeggiante, ben calibrato Emilio Solfrizzi, un’accoppiata fantastica, per rapportare una commedia scritta nel 1673 ai tempi nostri, ma in abiti dell’epoca.
L’ossessione di Molière nei confronti della medicina e dei medici, viene talmente centrata dalla coppia Ferro – Solfrizzi che riesce a rendere assolutamente comica la situazione, complessa, che vede il protagonista Argante che ostacola il desiderio di sua figlia di sposare “un non medico”, perché non gli è utile, e la assoluta sua dipendenza dall’ossessione di sottoporsi a stravaganti cure mediche, a base di ridicoli clisteri.
L’intenzione dell’autore è molto ben espressa dai protagonisti, gli ottimi Cristiano Dessì, Sergio Basile, Pietro Casella e di Rosario Coppolino oltre che delle veramente brave Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Viviana Altieri e Cecilia D’Amico nelle parti collaterali, a quelle del protagonista quali la moglie ambigua, le figlie, e la serva soprattutto, vera anima occulta del capolavoro in scena che si avvale dei costumi di Santuzza Calì e della originalissima scenografia di Fabiana Di Marco.
Un insieme che riesce a descrivere perfettamente gli atteggiamenti pomposi dei medici, che intervengono nella rappresentazione e che Moliere qualifica come professionisti di scarsa qualità, i quali agiscono solo e soltanto in funzione dei propri interessi, che realizzano facendo “fruttare” a loro favore l’ipocondria di Argante, ricorrendo alla frode ed all’inganno.
Ciò che emerge in forma molto positiva, è la perfetta descrizione in forma satirica e caricaturale proprio dei medici in scena, motivi questi che fanno pensare ad una forma di personale astio dell’autore, nei confronti di una classe di “professionisti” con i quali, forse, rendendosi conto di quanto fossero inadeguati, ha inteso intraprendere una vera e propria battaglia.
Emilio Solfrizzi interpreta un uomo che ha più paura di vivere che di morire e lo fa in maniera molto sofisticata ricorrendo, a parere di chi scrive, anche a momenti di interpretazione a braccio per descrivere, malgrado tutte le sue presunte malattie, la forza fisica che promana dall’iracondo Argante.
Un uomo capace soltanto di strepitare e prendere testarde posizioni che, nel corso dello svolgimento della bella commedia rappresentata, caratterizzano un personaggio del quale l’interprete, ha assimilato la vera anima: un buono un pò fesso, suggestionato da una terribile moglie, contornato da una figlia innamorata e da una serva apparentemente sfacciata, ma concretamente molto costruttiva.
Si ride e si applaude di cuore per questo spettacolo che consigliamo di non perdere.
Andrea Gentili