Alle Gallerie Nazionali Barberini Corsini nella sede di Palazzo Barberini c’è la mostra intitolata Caravaggio e Artemisia La storia di Giuditta tra violenza e Seduzione nella pittura del Cinquecento e Seicento” fino al 27 marzo 2022. L’esposizione è in 4 sezioni con 31 grandi opere. E’ curata da Maria Cristina Terzaghi.
Questa importante mostra a Palazzo Barberini, fa parte del ciclo che la Direttrice Flaminia Gennari Santori ha ideato, poiché come dichiarato era un anniversario da festeggiare, in quanto celebra l’opera del Caravaggio a ottant’anni dalla sua riscoperta, e cinquanta, dall’acquisizione delle Gallerie Nazionali.
Caravaggio e Artemisia alle Gallerie Nazionali Barberini
Importante è far conoscere ai più la storia del ritrovamento di questa tela, ad opera di uno dei più importanti restauratori del Novecento Pico Cellini nel 1951. Pico Cellini visitando la grande mostra allestita a Palazzo Reale di Milano del Caravaggio con curatela di Roberto Longhi, si ricordò di aver visto da giovane una tela di Giuditta e Oloferne, che ora credeva attribuibile al Caravaggio.
Giuditta e Oloferne di Caravaggio
Roberto Longhi nonostante il suo non facile carattere, considerando il valore del Cellini, lo stette a sentire e così iniziò la ricerca della tela. Cellini capì che la tela attribuita a Orazio Gentileschi, aveva invece tutte le caratteristiche del Caravaggio.
La tela fu dipinta per il banchiere ligure Ottavio Costa morto nel 1539 e non fu mai alienata, rimanendo a Roma fino a metà Ottocento, quando passò in eredita agli eredi. Gelosissimo dell’opera il Costa non permise mai né l’alienazione, né la riproduzione per cui non ci sono copie fedeli, cosa rara nelle opere del Caravaggio. Nonostante le precauzioni del Costa la rivoluzionaria opera del Merisi prese a circolare.
Trovata l’opera e con l’attribuzione di Roberto Longhi, la stessa fu messa in mostra a Milano, facendo allungare il periodo di visione della mostra stessa.
Le 31 opere provengono da musei nazionali e internazionali come la Galleria Corsini, la Galleria Palatina di Firenze, il Museo del Prado, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, le Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos Stigliano, la Galleria Borghese di Roma, il Museo di Capodimonte di Napoli, il Kunstistorisches di Vienna, il Museo di Oslo.
La mostra è divisa in quattro sezioni
Il percorso espositivo è diviso in 4 sezioni. La prima: Giuditta al bivio tra Maniera e Natura con tele di PierFrancesco Foschi Firenze 11-1567) Giuditta decapita Oloferne anni 40 del 500, di Lavinia Fontana ( Bologna 1552-Roma 1614) Giuditta consegna la testa Oloferne alla fantesca 1585 ca.) Collezione Arte Comune di Roma.
La II Sezione è dedicata a Caravaggio e ai suoi primi interpreti, ha come fulcro la tela intitolata Giuditta che decapita Oloferne. L’opera mette in scena l’omicidio di Oloferne, rompendo con la tradizione. La veemenza del delitto che stride con la bellezza e la sensualità di Giuditta, sarà motivo di reinterpretazione dell’episodio biblico. In questa sezione ci sono gli artisti che riuscirono in qualche modo a vedere la tela del Merisi: Trophinene Bigot, Valentin de Boulogne, Louis Finson, Bartolomeo Mendozzi, Giuseppe Vermiglio e Filippo Vitale.
Questi artisti si ispirano al dipinto del Caravaggio nel formato orizzontale con le figure di tre quarti al naturale, nella violenza dei gesti e nella rappresentazione dello strazio di Oloferne. La somma interprete del soggetto è però Artemisia Gentileschi che è celebrata nella Terza Sezione.
III Sezione: Artemisia Gentileschi e il teatro di Giuditta.
Artemisia Gentileschi artista come il padre Orazio dipinse più volte questo tema comprendendone la potenzialità in favore della tematica delle femminilità, ma quella che è la vera icone resta Giuditta decapita Oloferne del 1651 ca. Conservata al Museo di Capodimonte.
E’ quella dove si vede come Artemisia abbia compreso in pieno la lezione del Caravaggio. Il personale vissuto della pittrice che taglia la testa a Oloferne, la veemenza che pervade tutta l’opera è anche una dimostrazione del suo carattere, l’immaginazione che si discosta dal testo biblico, il sangue del generale che cola sulle candide lenzuola, restituendo la visione di un reiterato omicidio.
La IV Sezione: Le virtù di Giuditta-Giuditta e Davide, Giuditta e Salomé
Questa parte della è dedicata al confronto tra il tema di Giuditta e Oloferne e quello di Davide e Golia, accomunati dalle lettura allegorica della vittoria della virtù, dell’astuzia e della giovinezza sulla forza bruta del tiranno decapitato. In questa sezione ci sono due tele di Valentin de Boulogne, una di Girolamo Buratti, una di Francesco Rustici.
La mostra è dotata di un catalogo edito da Officina Libraria.
Savina Fermi