Raffaello tra gli sterpi di Salvatore Settis e Giulia Ammannati. La “Lettera a Leone X” non giunse mai al destinatario. Firmata da Raffaello e il “letterato” Baldassarre Castiglione, continua a sollevare interrogativi e dubbi. Della lettera non esiste il testo in forma compiuta, ma varie stesure successive. “Raffaello tra gli sterpi” propone una nuova edizione, fondata su un attentissimo esame paleografico e filologico. E’ considerata alle origini della moderna tutela del patrimonio culturale.
Raffaello tra gli sterpi di Salvatore Settis e Giulia Ammannati
E’ consuetudine che in occasione delle mostre alle Scuderie del Quirinale venga consegnato al visitatore, insieme al biglietto d’ingresso, un piccolo opuscolo che illustra a grandi linee, la mostra stessa o qualche particolare di rilievo in modo da facilitarne la comprensione, lasciando nello stesso tempo un piccolo ricordo dell’evento. Non diversamente dagli altri anni così è avvento anche per la grande mostra dedicata al divino Raffaello.
Intrigante il titolo “Modernità di Raffaello Dalla lettera a Leone X alla Costituzione Italiana”. Autore Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, già direttore del Getty Research Institute di Los Angeles e della Scuola Normale Superiore di Pisa. La famosa lettera che ha da sempre arrovellato i cultori della storia dell’arte non fu mai spedita né mai raggiunse il destinatario, eppure continua a sollevare interrogativi e dubbi a non finire.
La “Lettera a Leone X” è una lettera dedicatoria
La “Lettera a Leone X” è una lettera dedicatoria e il prologo di una sorta di trattato di nuova concezione in cui la pianta di Roma, sarebbe stata accompagnata da disegni architettonici di edifici esemplari in pianta, prospetto e sezione realizzati con il metodo, noto nel XIX secolo, delle proiezioni ortogonali. La lettera è conosciuta in quattro testimoni, tre manoscritti e uno a stampa.
I due più importanti sono il manoscritto esposto alle Scuderie, che era conservato presso l’archivio privato della famiglia Castiglione a Mantova, acquistato dallo Stato nel 2016 e il manoscritto di Monaco, conservato in una raccolta miscellanea, visto probabilmente da Vasari e Palladio. “Non debe, adonque, Padre Santissimo, esser tra li ultimi pensieri di Vostra Santitate, lo haver cura che quello poco che resta di questa anticha madre de la gloria e grandezza italiana….”. La “Lettera di Raffaello a Leone X” era esposta all’inizio del percorso di visita della mostra alle Scuderie del Quirinale a cinquecento anni esatti dalla morte di Raffaello, il 6 aprile 1520, venerdì santo.
“Dolse la morte sua precipue alli litterati p(e)r non haver potuto fornire la descrittione di Roma antiqua ch(el) faceva , ch(e) era bellissima …”, annotava nel suo diario il nobile veneziano Marcantonio Michiel. Un progetto grandioso, “mettere in disegno Roma anticha”, che solo Raffaello, definito da Vasari un “Dio mortale”, avrebbe potuto portare a compimento.
Raffaello tra gli sterpi di Salvatore Settis e Giulia Ammannati Skira Editore
Nell’opuscoletto distribuito ai visitatori (33 paginette distillate in sette capitoli: What, Who, When, Where, How, Why, Dopo, preceduti da una poesia di Rudyard Kipling), il professor Settis analizza in forma breve l’intera questione su cui si sono versati fiumi d’inchiostro. Ci si chiede ancora: chi è il vero autore, Raffaello o l’amico Baldassarre Castiglione? Il principale manoscritto conservato a Mantova è interamente di mano di Castiglione, ma chi si rivolge al Papa dicendo “io” è sempre e solo Raffaello che studiava le rovine “per molti lochi pieni de sterpi inculti e quasi inacessibili”.
La morte precoce del divino Raffaello del cui lavoro resta traccia nel manoscritto conservato a Monaco, spiega perché uno scritto così impegnativo, sia rimasto incompiuto. Ma quale fu la parte di Raffaello e il ruolo del Castiglione? Perché tante correzioni e varianti nei manoscritti? A chi spetta l’dea di ricostruire in disegno Roma antica e di tutelare i monumenti? Al Papa, a Raffaello, a Castiglione?
La “Lettera a Leone X” pone grandi interrogativi
La lettera ebbe grande risonanza al suo apparire per poi essere dimenticata, venire riscoperta solo a distanza di secoli e presa a fondamento del moderno concetto di tutela dei beni culturali. Era Raffaello che scriveva a. un pontefice e gli illustrava il progetto di una grande pianta della Roma antica, così com’era al vertice della sua potenza. C’era il lamento, il pianto sulle rovine di Roma per colpa dei “Gotti”, dei Vandali e d’altri perfidi inimici del nome latino, ma anche di coloro che “come padri e tuttori dovevano diffendere tutta questa nova Roma, che hor si vede, quanto grande ch’ella sia , quanto bella, quanto ornata di palazzi, di chiese e de altri edifici, sia fabricata di calcina fatta di marmi antichi”.
Nel 1802 Pio VII Chiaramonti firmava un Chirografo che avrebbe fatto storia “Sulle antichità e belle arti in Roma e nello stato ecclesiastico” che si apriva con le parole “La conservazione dei monumenti…”. Ricordava l’esempio di pontefici illuminati e nominava Canova Ispettore Generale delle Belle Arti.
La lettera pone tante domande senza risposta. Bisognava, dice il professor Settis, approfondire il tema, sottoponendo i due principali manoscritti a un confronto sinottico e genetico che evidenzi la stratificazione di bozze, correzioni, versioni alternative, individuando in parallelo sia la stesura del Castiglione sia la forma testuale su cui Raffaello lavorò negli ultimi mesi di vita. Ed ecco allora l’intervento di Giulia Ammannati, che insegna Paleografia latina alla Scuola Normale Superiore di Pisa, che si è occupata di Giotto, del Duomo e della Torre di Pisa e del testo di Apuleio.
Della “Lettera a Leone X”non esiste “il” testo in forma compiuta, ma varie stesure successive
Della “Lettera” non esiste “il” testo in forma compiuta, ma varie stesure successive. “Raffaello tra gli sterpi” ne propone una nuova edizione, fondata su un attentissimo esame paleografico e filologico. Il libro indaga minuziosamente in 250 intense pagine il problema riportando non solo il testo critico dei due principali manoscritti, in un confronto sinottico e genetico, che evidenzia la stratificazione di bozze, le correzioni, le versioni alternative e individuando in parallelo sia la stesura del Castiglione sia la forma testuale su cui Raffaello lavorò negli ultimi mesi di vita.
Sullo sfondo lo scenario culturale della Roma di Leone X, lo sguardo di Raffaello su Roma antica, il suo rapporto con Castiglione, l’audace progetto che prese forma negli ultimi mesi di vita dell’artista e infine l’eredità intellettuale che questa lettera non spedita lasciò alle generazioni successive, e fino a noi.
Salvatore Settis e Giulia Ammannati
RAFFAELLO TRA GLI STERPI
Le rovine di Roma e le origini della tutela
Skira editore. Pagg. 296 Euro 28,oo