Diego Lama è autore del giallo “Il mostro di Capri” edito da Mondadori. Questo romanzo è la quinta indagine del Commissario Veneruso, questa volta ambientata nelle bella isola partenopea. Un viaggio per mare e di indagine interiore nel mondo femminile. Visum ha intervistato l’autore.
Intervista a Diego Lama autore del giallo Il mostro di Capri
Diego Lama è autore del giallo “Il mostro di Capri” edito da Mondadori. Magica, fatata e sensuale Capri è la meta del commissario Veneruso che nel giugno del 1884 si reca col piroscafo sull’isola per portare al carcere di Napoli un latitante, Cosimo Zapatano, un anziano brigante, in compagnia di un agente più disgraziato di lui, Serra.
Protagonista di una serialità che inizia con la prima indagine vincitrice del premio Tedeschi nel 2015, e che vede protagonista il misogino commissario, che sapeva fare una cosa sola nella vita, ascoltare le persone e comprendere ciò che nascondevano, con “Il mostro di Capri” Lama fa intraprendere al suo protagonista un viaggio per mare, che si colora di introspezione e indagine interiore nel mondo femminile.
“Il mostro di Capri” è la seconda indagine col commissario Veneruso pubblicata da Mondadori, svincolata dalla prima. La tua è una serialità aperta, libera?
“Sì, sicuramente è libera. “Il mostro di Capri” non è il secondo romanzo di Veneruso, bensì il quinto. Il primo è stato “La collera di Napoli” (che si svolge durante la grande epidemia di colera che uccise circa 5.000 persone a Napoli nel 1884 nel giro di tre mesi) che ha vinto il Premio Tedeschi e che poi è stato pubblicato nel Giallo Mondadori e quindi negli Oscar Mondadori. Subito dopo è arrivato “Sceneggiata di morte” (ambientato nel 1884/1885) pubblicato direttamente negli Oscar Mondadori, poi “La settima notte di Veneruso” nei Gialli Mondadori (ambientato tra l’84 e l ’85) e infine “Tutti si muore soli” (ambientato nel 1883). Insomma, mi sono divertito ad andare avanti e indietro nel tempo, sia in quello di Veneruso che in quello della Storia: più libero di così…”.
La quinta indagine del Commissario Veneruso
Libertà è la parola chiave della storia?
“Sì, la Libertà è il tema del libro, dunque l’ossessione che mi ha spinto a scriverlo. Libertà sessuale, sentimentale, politica, sociale, culturale, ideale e – soprattutto – la Libertà vera, quella che ci consente di svincolarci di noi stessi e dei nostri fantasmi. Quest’ultima Libertà è quella che insegue Veneruso lungo il corso di tutto del romanzo. Chissà se riesce a trovala”.
L’isola di Capri, “piena di gente balorda, a volte isterica, altre volte pigra, altre violenta, implacabile…” perché hai scelto Capri?
“Sono innamorato di Capri che frequento da molti anni e che continuo ad abitare con piacere. Mi piace la Capri silenziosa, storica, naturale, romantica, struggente, primitiva, mitologica, selvaggia, però anche quella piena di gente, di lusso, di rumori, di turisti, di ostentazione, di vip. Mi piace il contrasto assurdo tra queste due isole che coincidono in un’unica realtà straordinaria”.
L’isola di Capri che ha due volti
Il suo doppio volto, bellezza e crimine, il male risiede anche nei luoghi simbolo del divertimento e della spensieratezza?
“Il male risiede ovunque. Come anche il bene, per fortuna. A Capri in verità non è mai accaduto nulla di veramente orribile, nessun particolare delitto. Però l’isola ha ospitato tanti eventi mostruosi e tanti personaggi che hanno portato sull’isola i loro fantasmi, oltre alla loro grandezza. Nel libro ne racconto alcuni”.
La Capri della Belle Epoque era un luogo a la page
Le sue caratteristiche la fanno essere un personaggio femminile? Capri di fine Ottocento era un luogo di aggregazione di tanti personaggi italiani e stranieri che la scelgono come luogo di incontro e confronto?
“La Capri della Belle Époque era un luogo di villeggiatura esotico che attirava i più ricchi, i più coraggiosi, i più perversi viaggiatori europei a caccia di luoghi primitivi dove poter vivere ciascuno la propria libertà (libertà significava soprattutto quella sessuale), lontano dalla cappa della borghesia ottocentesca che non doveva essere facile da sopportare, soprattutto per gli spiriti liberi di allora”.
Il romanzo è dedicato alle donne vittime o superstiti del male ma è sempre l’amore e la sua ricerca a muovere la mano del crimine?
“No, non è mai l’amore a muovere la mano del crimine. I veri motori che agitano gli uomini – nel bene come nel male – sono il sesso, l’invidia e la paura. Si ammazza, ci si innamora, si vive, si lotta, si cresce per uno di questi tre motivi o per una combinazione tra i tre. Non si uccide per amore. Non credo”.
Il romanzo è dedicato alle donne vittime o superstiti del male
Veneruso in trasferta si apre di più come personaggio, ne scopriamo carattere, gusti e rapporto con vittime e collaboratori. “Sapeva fare una cosa sola nella vita, ascoltare le persone e cercare di comprendere ciò che nascondevano”. Tra i tanti che incontra a Capri, quale personaggio lo scuote di più e lo fa riflettere anche su se stesso?
“Sicuramente il personaggio più forte che incontra Veneruso a Capri è Oscar Wilde che, dopo aver scontato due anni di carcere in Inghilterra per omosessualità, passa l’inverno a Napoli assieme al suo amante Alfred Douglas. La sua vita partenopea, piena di amori occasionali, scatena le preoccupazioni della borghesia napoletana. Il poeta si rifugia così a Capri, ma è anticipato dallo scandalo: sedutosi per cenare all’Hotel Quisisana, viene pregato di andarsene dal proprietario dell’albergo a causa delle lamentale degli ospiti britannici, che non intendono tollerare la sua vicinanza. Wilde passa la notte per strada, poi va a Parigi, dove muore due anni dopo. Quella notte incontra anche il commissario Veneruso e, in qualche modo, lo aiuta a risolvere l’indagine caprese”.
Mare e male sono entrambi inesorabili e implacabili?
“Il male è peggio del mare. Ti riferisci all’errore che commette la turista tedesca Khaterina, quando incontra Veneruso. Mi fa piacere che l’hai colta, perché è una metafora legata anche al concetto di libertà di cui sopra”.
Veneruso e Serra sono due personaggi specchio?
“Sì. Salvo Serra, il suo agente preferito (che Veneruso tortura in ogni modo). Serra esiste nei romanzi per mostrare l’altra faccia della vita. Così come Veneruso è pessimista, pesante, insicuro, pensieroso, antipatico e cupo, Serra è ottimista, leggero, sicuro, spensierato, simpatico e luminoso. Io mi trovo in mezzo tra queste due figure: spesso Veneruso, qualche volta Serra”.
Cristina Marra