Al Quirino Fedra per la regia di E.S. Ricci. E’ alla sua prima esperienza da regista Elena Sofia Ricci sembra trovarcisi bene. Debutta infatti in questo teatro con “Fedra” di Seneca guidando una tra le attrici che in questo momento è in forte ascesa, Valentina Banci, in carriera dal 1992 con interpretazioni di cinema e di teatro, della scuola di Vittorio Gassmann a cui, quasi per una curiosa coincidenza è dedicato proprio il teatro di Via delle Vergini.
Al Quirino Fedra per la regia di E.S. Ricci
Perché se andiamo a verificare i fatti rappresentati con la vita di oggi, con le nostre paure, le nostre ambizioni, i nostri atteggiamenti, sulle tavole del Quirino si svolge proprio e si rappresenta la vita di tutti i giorni, con rappresentazioni dell’amore materno e non che portano inevitabilmente alla distruzione.
Come una donna “tradita” Fedra medita la sua vendetta e, contrariamente ai pressanti suggerimenti della sua nutrice, inventa una menzogna. Rivela a suo padre Teseo di essere stata abusata da Ippolito.
La reazione di Teseo, che torna da un viaggio negli inferi, è violenta e spietata: invoca l’aiuto di suo padre Poseidone per far morire di morte violenta e spietata Ippolito, il cui corpo è ridotto a pezzi e disperso in quel bosco che tanto amava. Ma, pentita, Fedra confessa di aver mentito a suo padre e di fronte a lui si uccide.
Non vi è dubbio che il corpo fatto a pezzi di Ippolito, non è altro che la rappresentazione delle nostre vite a brandelli, che navigano in un mare di stracci ed é per questo che la discarica all’interno della quale si svolge la rappresentazione, risulta essere l’ambiente ideale per evidenziare, quanto l’amore non sia altro che una sfrenata pulsione generatrice di violenza.
Quanto agli attori in scena, a parte l’eccezionalità della recitazione della Banci, dolce e violenta al tempo stesso, si evidenzia quella di Francesca Mazza, la nutrice di Fedra e quella di Ilaria Genatiempo che, da donna, da madre, veste i panni del messaggero che racconta la storia. Una raffinatezza per dare alla morte di Ippolito una maggiore forza espressiva.
Andrea Gentili