Orfeo e le Sirene sono tornano a casa. Il gruppo scultoreo in terracotta del IV sec. a. C., di valore inestimabile, trafugato negli anni Settanta in uno scavo clandestino a Taranto, trasferito illegalmente negli Stati Uniti ed esposto al Getty Museum di Malibu (Los Angeles- U.S. A.), è rientrato in Italia. Esposto fino al 15 ottobre a Roma al Museo dell’Arte Salvata, farà parte della collezione del Museo Archeologico di Taranto.
Orfeo e le Sirene sono a casa
E’ visibile fino al 15 ottobre nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, l’ex Planetario, chiamato ora Museo dell’Arte Salvata, il gruppo scultoreo in terracotta del IV secolo a.C. “Orfeo e le sirene”. “Un recupero straordinario di un capolavoro unico dell’arte greca – ricorda Massimo Osanna, direttore generale Musei – rappresenta un mito antico, e, forse, adornava la tomba di un adepto ai misteri orfici, colui che, conducendo una vita in purezza, assicurava all’anima una sopravvivenza ultraterrena”.
Scavato clandestinamente negli anni Settanta nella zona di Taranto in Puglia e finito al Getty Museum di Los Angeles negli Stati Uniti, è finalmente rientrato in patria dopo un viaggio su un cargo fino a Malpensa, poi via terra fino a Roma. Con un’assicurazione per il viaggio da capogiro: otto milioni di dollari americani.
Orfeo e le Sirene sono a casa dal Getty Museum di Los Angeles
La felice conclusione dell’operazione “Orpheus” si deve all’azione combinata di diverse istituzioni italiane e statunitensi:la Procura della Repubblica di Taranto in collaborazione con il Discrict Attorney’s Office di Manhattan (New York – U.S.A.) e la Homeland Security Investigations (H. S. I.). E in particolare grazie alla sagacia e determinazione della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri guidato dal generale Roberto Riccardi che con questa operazione conclude, veramente in bellezza, la sua guida del Nucleo.
Alla presentazione alla stampa, davanti a un pubblico attento ed entusiasta, c’erano tutti a partire dal generale Riccardi, al Ministro della Cultura Dario Franceschini visibilmente soddisfatto di tanto successo, al direttore di Musei Osanna, al direttore del Museo Nazionale Romano, più noto come Museo delle Terme, Stéphane Verger a cui fa capo l’Aula Ottagona.
Orfeo e le Sirene sono a casa e visibili al Museo dell’Arte salvata di Roma sino al 15 ottobre
Al centro dello spazio, circondato da busti classici e da vetrine ricche di reperti razziati nel corso degli anni, anfore crateri, brocche… tornati anch’essi in patria, si staglia il gruppo cantato da Apollonio Rodio ne “Le Argonautiche”. L’artista mette in scena i suoi personaggi come in una sacra rappresentazione. Al centro seduto c’è Orfeo, colui che con la sua voce poteva domare perfino Cerbero, il feroce cane degli inferi. Tiene in mano la cetra e tiene avvinte due spaventose sirene, che avevano una voce così incantevole da far impazzire i marinai che passavano accanto a loro. Sono rappresentate in piedi come esseri ibridi, metà pesce, metà uccello, seguendo l’iconografia più antica che verrà superata da quella a noi più familiare soltanto nel Medio Evo. Il gruppo è in terracotta, un materiale raramente impiegato per scene mitiche. Non si conoscono paralleli nel mondo antico, dunque è un unicum.
Secondo il mito, Orfeo avrebbe sconfitto le Sirene durante il viaggio di ritorno degli Argonauti, nei pressi di un’isola della Sicilia o dell’Italia del Sud. La vittoria di Orfeo sulle Sirene rappresenta simbolicamente il trionfo dell’armonia musicale, un concetto chiave in ambito pitagorico, particolarmente diffuso nelle città della Magna Grecia, ricorda il direttore del Museo delle Terme Verger . Che puntualizza come proprio in questo ambiente greco del posto di Occidente, in un atelier tarantino, l’opera venne realizzata. Rinvenuta in frammenti da alcuni tombaroli del posto, venne ceduta a un ricettatore locale, e dopo vari passaggi finì in Svizzera dove venne restaurata, ricomposta e acquistata dal Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles – U. S. A.), grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca svizzera.
La vittoria di Orfeo sulle sirene raggiungerà Museo Nazionale Archeologico di Taranto
Ritornata in Italia, raggiungerà il Museo Nazionale Archeologico di Taranto (MArTA), diretto da Eva Degl’Innocenti (in partenza per i Musei Civici di Bologna), a cui lo stesso Getty ha restituito negli anni scorsi antichi manufatti ceramici di produzione apula esposti ad aprile 2019 nella mostra “Mitomania”.
Con “Orfeo e le Sirene”, uno dei recuperi più importanti di sempre nella storia dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e nella storia del nostro paese, sono tornati in Italia in questi giorni 142 oggetti, tutti recuperati negli Stati Uniti d’America, di cui si era avuta la restituzione nel luglio scorso. Si tratta di beni di notevole valore storico artistico databili tra il 2500 a.C, e il VI sec. d. C. Sono testimonianze della civiltà etrusca, romana, apula e magnogreca. Il 6 settembre in occasione del viaggio dei Carabinieri a New York e Los Angeles ne sono stati restituiti altri 58 che rientreranno fisicamente nei prossimi mesi. Un flusso di rientri dalla consistenza notevole, come si evince chiaramente.
Da ricordare ancora che dallo scorso dicembre, sono stati rimpatriati altri 201 reperti, una parte dei quali sono stati esposti il 15 giugno all’apertura del Museo dell’Arte Salvata. E si sta lavorando per far tornare al più presto in Italia, l’Atleta di Fano. Se son rose…
Laura Gigliotti