Spettri di Ibsen al Teatro Quirino. Rimas Tuminas, porta in scena in questo teatro “Spettri”, un dramma ambientato nell’ambiente borghese nel quale si mescolano incesto, follia, verità terribili all’interno di una cupa campagna norvegese, cupa e stagnante come l’animo dei personaggi che popolano il palcoscenico.
Spettri di Ibsen al Teatro Quirino
Un palcoscenico popolato di sogni e di fantasmi che continuamente si alternano in un insieme di passaggi tra passato e presente in cui personaggi, reali e non, si fondono come in un sogno.
Il lavoro si apre, in concreto, nel momento della inaugurazione di un asilo dedicato alla memoria del marito della signora Alving, Osvald, ricca vedova, che, nell’occasione, rievoca col Pastore Manders, con il quale tempo addietro ebbe a vivere una storia che non andò a buon fine e della quale non mise al corrente il marito che, dopo essersi sottoposto ad una visita urologica per un male all’epoca poco curabile, è destinato alla follia.
Spettri di Ibsen-trama
Osvald apprende dalla madre, che finora gli aveva nascosto il passato, di aver ereditato la sifilide da suo padre e che la cameriera della loro casa, Regine, della quale è innamorato, è nata da una relazione del padre e che, quindi, è la sua sorellastra.
Parallelamente si svolge, in palcoscenico, un’altra azione che vede protagonista un falegname, Engstrand, zoppo dalla parte sinistra, quella del “male”, che incarna il maligno e vuole aprire una “Casa del marinaio”: un bordello contrabbandato per iniziativa meritoria, nel quale finirà Regine.
Un moralismo puritano, assolutamente di maniera, pervade l‘intero lavoro
Quest’ultima, abbandonerà Osvald il quale chiederà a sua madre, nel caso fosse assalito da una ulteriore crisi di follia, di somministrargli una dose letale di morfina. In effetti la temuta crisi si verifica, e lui viene definitivamente travolto dalla follia, ma la madre non trova il coraggio di somministrargli la fiala di morfina.
Un moralismo puritano, assolutamente di maniera, pervade l‘intero lavoro dello scrittore norvegese, che Fausto Paravidino ha adattato per il palcoscenico, nell’intento di custodire le falsità della vita borghese, tentando di riscattare il passato con un asilo che va emblematicamente a fuoco, perché gli “spettri” del passato riemergono continuamente, sempre.
La rappresentazione è finissima con ottimi attori
La rappresentazione, finissima, dei bravi Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati ed Eleonora Panizzo, pur nel dramma del contesto della commedia, è agilmente accompagnata da musiche di Faustas Latènas, Giedrius Puskunigis, Jean Sibelius, e finanche Georges Bizet.
Andrea Gentili