Intervista a Gianna Tavernaro. Questa scrittrice è l’autrice di Le stagioni dell’animaso, edito dalla neonata casa editrice Storiedichi edizioni. Visum l’ha intervistata.
Intervista a Gianna Tavernaro
Le stagioni dell’animaso è uno scrigno che custodisce storie di incontri, sensazioni, emozioni, e pensieri scritti in una notte piena di stelle, c’era silenzio, c’era quiete. Come pezzi di legno appena tagliato, i ricordi si affastellavano l’uno sull’altro per ardere nel fuoco” del vissuto di Gianna Tavernaro. Primo libro illustrato della neonata casa editrice Storiedichi. Le stagioni dell’animaso sfiora le cento pagine in cui i racconti di Gianna (raccolti da Germana Cabrelle) si alternano alle illustrazioni di Maria Chiara Banchini.
Gianna affida alle pagine le storie scritte nel maso che divide col marito Cornelio a 1100 metri di altitudine a pochi chilometri dalle Pale di San Martino delle Dolomiti del Trentino e la memoria si trasforma in un diario delle emozioni, dei valori, delle esperienze che l’autrice teneva in “uno zaino immaginario” e li regala al lettore annodati mese dopo mese come il ciclo delle stagioni.
Le stagioni dell’animaso edito da Storiedichi edizioni
Gianna è stata la natura a ispirarti e a chiederti di raccontare le sue storie?
“Essendo nata e cresciuta in montagna, la natura fa parte da sempre della mia vita e le storie che ho scritto sono un misto di ricordi, insegnamenti e immagini che arrivano dal mio vissuto. Sono storie che sento di avere dentro e ammetto che metterle su carta è stato bello, ma anche un po’ faticoso. L’ho fatto anche per rendere onore alle donne di una volta, quelle della generazione di mia mamma, che trascorrevano lunghi periodi nei masi da sole con i figli, sgranando rosari in attesa che i mariti tornassero dalle attività di alpeggio nelle malghe, in alta quota, o addirittura dall’estero, dove andavano come emigrati per lavorare come boscaioli. Allora non c’erano telefoni, non c’era la possibilità di comunicare e in tutte le stagioni dovevano riuscire ad arrangiarsi con quello che avevano e trarre dalla natura tutte le risorse necessarie al sostentamento della famiglia e dei figli. Mio padre diceva sempre che un uomo tiene in piedi un angolo della casa e una donna ne tiene in piedi tre”.
Ha collaborato all’edizione Germana Cabrelle
Com’è nata la collaborazione con Germana Cabrelle e con la casa editrice?
“Germana Cabrelle, che mi ha convinto a raccogliere, mettere in ordine e pubblicare i miei pensieri, e Silvia Zanardi, che ha deciso di inaugurare Storiedichi Edizioni proprio con Le stagioni dell’animaso, sono due donne che in silenzio e con umiltà hanno sempre seguito il mio lavoro e i miei passi. Hanno scritto articoli su di me e scattato foto senza invadenza e senza mai farmi sentire in imbarazzo. Le ringrazio, perché è grazie al loro modo rispettoso di far conoscere la mia vita che questi scritti stanno varcando le soglie di tante case”.
Ogni mese oltre ai mutamenti meteorologici ha per protagonisti gli animali, a quali sei più legata?
“Sono molto legata ai piccoli animali che io e Cornelio alleviamo qui al maso: capre, galline, conigli. E naturalmente ai nostri gatti e alla nostra anziana cagnotta che fa da guardia. Ma sono molto affezionata anche agli uccellini, che ogni mattina vengono a darci il buongiorno e a comunicare le previsioni del tempo, e agli animali selvatici, come le volpi, i cervi e i caprioli, che si avvicinano al maso di notte, quando c’è quiete e tutti dormono”.
Cento pagine di bei racconti di montagna
Amore e rispetto per la natura partendo anche da piccoli gesti, coi tuoi racconti lanci anche dei messaggi importanti?
“Con i miei racconti spero di avvicinare i lettori al rispetto che è necessario portare verso la bellezza che ci circonda. La natura è la nostra casa, siamo ospiti di un ambiente meraviglioso che ha tanto da insegnarci e per questo dobbiamo trattarlo con cura e ammirazione. Dobbiamo imparare a stare al nostro posto, a non invadere i pascoli degli animali, a non sprecare l’acqua inutilmente, a non prendere dalla natura più del necessario. Basta poco per vivere in modo sostenibile, solo un po’ di sensibilità”.
La montagna e la natura circostante al centro dei racconti di Gianna Tavernaro
Il maso e la montagna sono i tuoi luoghi del cuore: come li vivi quotidianamente? E quanto la natura ha un potere salvifico se sappiamo ascoltarla?
“La mia vita è fatta di routine, forse per certi versi può sembrare noiosa perché le giornate sono molto simili tra loro. Io e Cornelio ci svegliamo all’alba, accendiamo il fuoco, ci prepariamo il caffè e lo beviamo insieme sull’uscio del maso per capire che giornata sarà e come sarà il tempo. Poi puliamo il pollaio e la stalla, diamo da mangiare agli animali e prepariamo la colazione per gli ospiti del maso. Nell’arco della giornata ci dedichiamo alle normali faccende domestiche di una casa: facciamo il bucato, stendiamo i panni, puliamo le stanze, ci assicuriamo che ci siano tutti gli approvvigionamenti necessari per gli ospiti e cuciniamo per loro. La sera cerchiamo di dedicarci sempre un po’ di tempo per chiacchierare al calore della stufa, a me piace molto leggere e scrivere. La natura ci abbraccia sempre e accompagna tutte le nostre azioni. Quando ho voglia di stare da sola e di pregare vado nel bosco e affido i miei pensieri alle cortecce dei pini”.
Il libro di racconti è illustrato da Maria Chiara Banchini
Illustrato da Maria Chiara Banchini: com’ è stato il lavoro e il rapporto tra autrice e illustratrice?
“Maria Chiara Banchini è una persona e un’illustratrice di grande umanità e sensibilità. La ringrazio dal profondo del cuore per avere interpretato così bene i miei racconti e per avere illustrati con una tecnica così moderna e contemporanea, che non conoscevo. Le sue illustrazioni sono piene di colori e di luce, hanno letteralmente illuminato i miei pensieri e ne sono felice”.
Dalla tua attività con Il Camin che fuma a quella di scrittrice il passo è stato breve, tu ami raccontare storie agli ospiti del tuo b&b che gestisci con tuo marito Cornelio, ma come ti senti adesso che i racconti orali sono diventati parola scritta?
“Tante persone mi telefonano e vengono al maso per dirmi: ‘Non sapevamo che fossi una scrittrice’. Io non rispondo, perché non mi ritengo una scrittrice, mi ritengo un’osservatrice e figlia della natura. Senza di essa non mangiamo, non respiriamo e non abbiamo il cuore contento. Con questi racconti spero di aver piantato qualche piccolo fiore e di aver sradicato un po’ di erbe infestanti. Spero di riuscire a lasciare qualcosa di tangibile alle persone che ho incontrato in questi anni e che hanno portato il mondo a casa mia”.
Cristina Marra