L’uomo, la bestia e la virtù al teatro Vittoria di Roma. Tra le commedie più rappresentate di Pirandello questa – in scena in questo teatro capitolino, per la regia di Luca Ferrini – restituisce al pubblico una rappresentazione spogliata da intellettualismi e sperimentazioni accademiche che punta su un registro senza orpelli o soluzioni di maniera.
L’uomo, la bestia e la virtù al teatro Vittoria di Roma
Condito da intuizioni ironiche e sarcastiche, lo spettacolo regala alla platea, 90 minuti di risate e applausi, in bilico tra l’essere e l’apparire come richiede il teatro pirandelliano. Ci si domanda quindi quale sia la maschera dietro le sfumature e le esasperazioni dei personaggi restituiti da un cast di tutto rispetto.
Le scene della pièce sono asciutte e sobrie
Le scene (BN Studio) sono asciutte e sobrie anche se dipinte di un rosso-passione anticipatorio degli eventi; lo spettatore, tuttavia, non si lascia distrarre e va dritto al cuore del racconto, una storia fatta di realtà e apparenze che si mescolano e si sovrappongono fino quasi a confondersi. Chi è chi? Chi è responsabile di cosa? Quali gli aspetti del Vero e quelli del Verosimile?
La trama della commedia
Essendo la relazione segreta, tranne che per la domestica, la situazione potrebbe rimanere taciuta ad libitum ma il caso vuole che la signora Perella rimanga incinta del professore, il quale dovrà adoperarsi in tutti i modi per far sì che il capitano, di ritorno da uno dei suoi viaggi per mare passi una notte d’amore con la moglie. E si accolli la paternità del nascituro.
A pensarci, è l’unico modo per contenere le sventure: l’Uomo vede salva la propria dignità, la Virtù della sig.ra Perella è salva e il capitano, chiamato ad assolvere ai meri doveri del coniugio, è giocoforza la Bestia, preda dei suoi istinti primordiali.
La prima rappresentazione del testo fu a Milano nel 1919
Eppure, per un gioco di specchi e di rimandi, l’Uomo, la Bestia e la Virtù, si mescolano e le maschere cambiano faccia all’occorrenza, si danno il cambio, dimostrando che ognuno può indossare l’una o l’altra o addirittura tutte assieme convincendosi di rimanere fedele a se stesso.
Un gioco delle parti fondato sull’ipocrisia
La felicità di Paolino di fronte allo scampato pericolo, è resa comunque amara dall’improvvisa consapevolezza di aver spinto, la donna amata nelle braccia di un altro uomo, pur se sue legittimo marito. Nelle battute finali, infatti, l’Uomo si rende conto di essere lui, e non il Comandante Perella, la vera Bestia.
Francesca Pistoia