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Il colore della forma al teatro Marconi di Roma

Il colore della forma al teatro Marconi di Roma. Fino al 27 ottobre, è in scena a Roma la bellissima pièce Il colore della forma, di Marco Schiavon, che ha vinto il Premio “Cendic Segesta 2018”, e che vede protagonista un magistrale Mario Scaletta nel ruolo del pittore Gino Rossi, morto in manicomio nel 1947.

Il colore della forma al teatro Marconi di Roma

Il colore della forma al teatro Marconi di Roma. Fino al 27 ottobre, è in scena a Roma la bellissima pièce Il colore della forma, di Marco Schiavon, che ha vinto il Premio “Cendic Segesta 2018”, e che vede protagonista un magistrale Mario Scaletta nel ruolo del pittore Gino Rossi, morto in manicomio nel 1947. Con lui recitano degli ottimi attori, tra i quali Marco Prosperini, Anna Lisa Amodio, Maria Cristina Fioretti, Mario Focardi. La regia è firmata da Nicasio Anzelmo.

Lo spettacolo prende lo spunto dalla vita del pittore Gino Rossi

Il colore della forma è un testo che prende spunto dalla biografia di un pittore straordinario e spesso dimenticato che, come i suoi ispiratori, ha finito per ridurre la sua vita ad un vuoto contenitore del proprio Io. Il testo è stato definito “avvincente e ben costruito, con un linguaggio scorrevole, tensione nei dialoghi e un coraggioso montaggio di tecniche espressive diverse”.

Nel testo di Marco Schiavon l’arte della pittura si contrappone al manicomio

Nel testo di Marco Schiavon l’arte della pittura – come luogo mentale del protagonista e suo spazio di libertà – si contrappone al manicomio, come luogo carcerario degli avvenimenti, producendo la contraddizione a fondamento del testo. Attraverso il protagonista, il pittore Gino Rossi (grande innovatore, amico di Martini, Modigliani, Casorati), l’autore ci conduce per mano nei meandri della psiche umana, facendoci anche comprendere la situazione comportamentale, e la vita di relazione nelle “prigioni a vita soffocanti”, quali erano i manicomi in Italia fino ad alcuni decenni fa.

La vita di Gino Rossi è stata senza compromessi

Senza compromessi. Questa forse è la descrizione che si avvicina di più a tratteggiare il ritratto della vita di Gino Rossi, uno dei pittori più importanti e forse sottovalutati del patrimonio artistico italiano. Rossi è stato un pittore senza freni, che ha lasciato l’arte prendere il sopravvento della propria vita, in un tutt’uno senza rifugi in cui poter scappare, per nascondersi dall’uno o l’altro aspetto del proprio vivere alla massima velocità. Con competenza di linguaggio nell’arte della pittura e attraverso la giustapposizione o l’accostamento di differenti impieghi della parola, della forma scenica e dell’innovazione dello spazio.

Un grande Mario Scaletta da vità a Gino Rossi

Il colore della forma va oltre la semplice biografia e riesce a dare corpo e far vivere la figura di Gino Rossi.  Lo spettacolo rende vivo, il suo mondo e il contrasto doloroso e incolmabile, tra la sensibilità nuda e intransigente dell’artista, rispetto ad un universo, incomprensibilmente violento, dove tutto è negoziabile. Una drammaturgia che al contempo racconta una storia, genera un’azione, ed esalta l’arte dell’attore. In questo contesto, un magistrale Mario Scaletta, ben si compenetra nel ruolo di Gino Rossi.

Un cast di bravissimi attori attornia il protagonista

Con lui sul palco, bravissimi, Marco Prosperini, un matto credibile che si crede Benito Mussolini, Anna Lisa Amodio, nel ruolo della dottoressa del manicomio, Maria Cristina Fioretti, l’ex moglie di Gino Rossi, e poi Mario Focardi, Amedeo D’Amico, Luchino Giordana, Giorgio Guerra, Roberto Turchetta. Degni di nota, Giovanni Nardi per le scene, M. Alessandra Giuri per i costumi, Giovanni Zappalorto per le musiche, Rossella Compatangelo per l’organizzazione. Il colore della forma, è uno spettacolo senz’altro da vedere, imperdibile.

Giancarlo Leone

 

Giancarlo Leone: Giornalista specializzato in teatro