La Ferociadall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia. Sul palcoscenico del Teatro Argentina, ha debuttato solo per quattro giorni, ora in tournèe, questo testo applaudito e positivamente accolto dal pubblico romano, nella riduzione teatrale curata dal collettivo artistico VicoQuartoMazzini.
La Ferocia dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia
La Ferocia dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia. La tessitura narrativa, potente ed energica, deriva indubbiamente dal testo, vincitore nel 2015 del Premio Strega e del Premio Mondello, che trova traduzione in forma teatrale, nell’adattamento di Linda Dalisi, per la regia di Michele Altamura e Gabriele Paolocà, impegnati anche nel ruolo di interpreti.
La Ferocia – il contesto
Una storia italiana, pugliese per la precisione, dove la tessitura linguistica – il dialetto stretto – non deve trarre in inganno; le vicende hanno solo una incidentale connotazione locale visto che la scena riporta un tratto universalmente proprio della contemporaneità, restituita dall’ homo economicus senza più remore né regole.
La famiglia Salvemini, è strumentalmente epifenomeno del fallimento del nostro presente, un universo familiare inserito in un interno, dove le colpe dei padri si specchiano nelle debolezze dei figli, e dove l’istinto di prevaricazione viene eletto a registro dei rapporti umani, tutti. Padre-Madre, Figli-Genitori.
La trama della pièce
La Ferocia narra la scalata di Vittorio Salvemini, interpretato da Leonardo Capuano, costruttore pugliese in cerca di gloria, arrivato a Bari negli anni ’70 e che, tra spirito di intraprendenza e collusioni, mette in piedi un colosso edilizio, con cantieri su cui non tramonta mai il sole. Da Bari a Phuket.
Un’ascesa dal prezzo amaro; che paga la figlia Clara, trovata nuda e ricoperta di sangue, sulla provinciale che collega Bari a Taranto. Una giovane donna schiacciata dal peso familiare, che si butta nelle braccia di sconosciuti solo per essere “vista”, per rispondere al vuoto di solitudine che la brucia dentro. Un vuoto incolmabile, eredità di una tradizione di patriarcato e potere.
Il testo è serrato con un ritmo incalzante
Una vicenda stretta nelle stanze familiari, troppo spesso vuote o distratte, fintamente trasparenti ma in realtà claustrofobiche, che racchiudono, attraverso un testo serrato e dal ritmo incalzante, l’allucinata disperazione che marchia il tempo che stiamo vivendo. Dove il marcio non infetta solo la famiglia, ma viene spinto anche fuori, in quel Sud che strenuamente, ha resistito ai sacchi edilizi ed ambientali. Non sempre, riuscendo a respingerli. Spesso, soccombendo.
Lo spettacolo è in tournée per la stagione 2024/2025 nel Bel Paese
Una narrazione intessuta di ironia dove alla Ferocia più cieca dei padri, può opporsi solo la forza iperrealistica del Nuovo, incarnato dal giovane figlio laureato, travestito da rospo anfibio. Forse l’unico che riuscirà a sopravvivere a cavallo dei due Mondi. Andato in scena al Teatro Argentina di Roma, ora in tour per la stagione 2024/2025.